Nello stabilimento JFK8 di Amazon a Staten Island, New York, 2 marzo 2021. (Chang W. Lee, The New York Ti​mes/Contrasto)

“È l’inizio di un nuovo capitolo per i lavoratori di una delle aziende più potenti del mondo”, ha scritto Alex Press su Jacobin. Il 2 aprile gli 8.325 dipendenti di un grande centro di smistamento Amazon di New York, lo stabilimento JFK8, hanno votato a maggioranza per aderire a un sindacato.

Tutto era cominciato durante il primo lockdown del 2020 quando un addetto, Christian Smalls, era stato licenziato dopo aver manifestato la sua preoccupazione per le condizioni sanitarie all’interno dello stabilimento.

È la prima volta che i dipendenti di un centro Amazon decidono di sindacalizzarsi e per questo si è parlato di una data storica. L’altra novità è che i lavoratori hanno aderito a un sindacato interno, non legato alle grandi organizzazioni nazionali.

“Amazon non ci tratta come esseri umani”, ha raccontato Brima Sylla, un immigrato liberiano che lavora nello stabilimento JFK8. Turni di dodici ore, molte delle quali passate in piedi, uso delle tecnologie per tenere sotto controllo i lavoratori, limitazioni del numero di pause per andare in bagno.

L’azienda di Jeff Bezos, che con 1,1 milioni di dipendenti è il secondo datore di lavoro privato negli Stati Uniti, si è sempre opposta alla sindacalizzazione dei suoi stabilimenti e solo l’anno scorso ha speso 4,3 milioni di dollari in consulenti antisindacali.

La ragione la spiega il New York Times: “Amazon considera i sindacati una minaccia al suo modello di business. La capacità di far arrivare rapidamente i pacchi ai clienti è basata su una lunga catena di lavoro manuale monitorata fino al secondo”.

Sarah O’Connor, del Financial Times, racconta di aver assistito una volta a un convegno in cui c’erano dei manager dell’azienda che “ammettevano di pagare i loro lavoratori troppo poco, ma si lamentavano di non avere scelta, perché Amazon aveva portato i consumatori ad aspettarsi che le loro merci fossero consegnate gratis e supervelocemente”. Più che lavoro, sfruttamento. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1455 di Internazionale, a pagina 7. Compra questo numero | Abbonati