Gli avvistamenti di oggetti volanti nei cieli statunitensi hanno risvegliato le teorie più assurde sugli extraterrestri. Quelle che su Scientific American lo scrittore Michael Shermer definisce con l’acronimo Crap (stronzate): Completely ridiculous alien piffle, ovvero scemenze aliene completamente ridicole.

È vero che pure giornali seri come il New York Times parlano di ufo, ma lo fanno perché è la sigla generica degli oggetti volanti non identificati, quindi non necessariamente alieni. Tra l’altro la proliferazione di Crap mette in ombra le riflessioni serie sulla presenza di altre forme di vita nell’universo.

Ne ha scritto Kevin Kelly, tra i fondatori della rivista Wired e da sempre attento alla tecnologia e alla scienza. “Ho alcune idee sulla probabilità che ci sia vita nell’universo. La mia certezza su queste convinzioni è bassa, ma comunque più alta delle alternative”, scrive Kelly. “La vita è dilagante e comune in tutto l’universo. Questa vita onnipresente è unicellulare ed elementare, e rimane così per periodi molto lunghi. Nella maggior parte dei pianeti con forme di vita non si va oltre la singola cellula. Le civiltà avanzate sono relativamente rare, ma sono innumerevoli”.

Le conclusioni di Kelly sono originali, e chissà che non valgano anche per i palloni spia della Cina: “L’unico motivo per cui una civiltà avanzata visita un pianeta è per vedere se c’è un’altra civiltà che ha inventato cose sconosciute. Il viaggio interstellare non è un viaggio attraverso lo spazio cosmico ma attraverso lo spazio delle possibilità. Visiti un altro pianeta per cercare altre possibili menti e vedere se hanno pensato a tecnologie favolose che le tue menti collettive non possono raggiungere. Ogni giorno alcune sonde di questi miliardi di civiltà interstellari visitano il nostro pianeta esplorando il nostro stato tecnologico. Queste sonde appaiono brevemente e scompaiono una volta che hanno ispezionato il nostro inventario. Finora abbiamo poco da offrire; niente che non si possa trovare su milioni di altri pianeti”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1499 di Internazionale, a pagina 5. Compra questo numero | Abbonati