La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen saluta i soldati dell’Eufor, durante una visita alle aree alluvionate a Donja Jablanica, in Bosnia Erzegovina, 24 ottobre 2024. (Amel Emric, Reuters/Contrasto)

Tre anni dopo l’inizio dell’invasione, il fronte non si è spostato molto. La resistenza ucraina è riuscita a fermare l’avanzata dell’esercito russo. Il costo, in termini di vite umane, soprattutto soldati russi e civili ucraini, è stato enorme.

È vero che probabilmente l’Ucraina non sarebbe riuscita a fermare la Russia senza il supporto militare statunitense. Ma in realtà la Russia sembra, ed è, più debole di come ci appare o ci viene raccontato.

Non solo nella guerra di aggressione contro l’Ucraina non è riuscita ad avanzare più di tanto, ma per tenere la posizione ha dovuto chiedere aiuto alla Corea del Nord.

D’altra parte il confronto tra le dimensioni degli eserciti e degli investimenti nella difesa parla chiaro. Tutti i paesi europei insieme possono contare su circa due milioni di soldati, la Russia su un milione e mezzo.

Gli europei spendono già oggi più di 400 miliardi di dollari nella difesa, la Russia 90 miliardi. E se guardiamo al pil, quello della Russia è di poco superiore ai duemila miliardi di dollari, mentre il pil combinato dei paesi europei supera i 24mila miliardi.

C’è chi sostiene che Mosca potrebbe chiedere aiuto alla Cina. Ma difficilmente Pechino metterebbe a rischio le sue relazioni con l’Europa, cioè il suo principale partner commerciale, che ha comprato merci cinesi per 516 miliardi di dollari nel 2024, per dare una mano alla Russia, da cui incassa 115 miliardi di dollari.

Insomma, è proprio necessario investire altri soldi per gli eserciti? All’Europa servono più armi o una politica diversa e un forte progetto comune condiviso intorno a valori basati sul progresso e la solidarietà?

Nel frattempo c’è chi festeggia. “Il prezzo delle azioni delle aziende europee produttrici di armi si è impennato”, scrive il 3 marzo il Guardian, perché “gli investitori si aspettano un forte aumento del bilancio della difesa dei paesi europei”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1604 di Internazionale, a pagina 5. Compra questo numero | Abbonati