Negli ultimi anni gli storici hanno riflettuto molto sul potere degli archivi: non solo come luoghi della memoria storica e culturale, ma anche come strumenti politici e giuridici indispensabili per sottomettere o, talvolta, liberare i cittadini.

Questo libro, scritto da una storica contemporaneista che lavora tra l’Italia, il Medio Oriente e gli Stati Uniti, affronta il tema dal punto di vista delle migrazioni nel Mediterraneo dell’ultimo secolo. Parte da una domanda fondamentale: “Come narreranno gli studiosi di domani la cosiddetta crisi migratoria dell’inizio del ventunesimo secolo? Dove se ne troveranno le testimonianze e le tracce, le immagini e le voci?”. E prosegue spiegando in modo chiaro e completo quali sono e come sono organizzati i fondi documentari disponibili: quello delle organizzazioni internazionali, quelli giudiziari delle varie nazioni (talvolta trasferiti in seguito alla decolonizzazione), quelli delle associazioni non governative.

Con il passare delle pagine, la prospettiva diventa quella dei migranti e i loro scritti, conservati dai movimenti, dalle associazioni delle donne, fino a dar conto dei musei e dei progetti sulla cultura materiale dei migranti, delle raccolte di testimonianze orali. Così, da guida alla ricerca il libro si fa riflessione epistemologica sulle oppressioni e le possibilità di azione di una parte importante della popolazione mondiale. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1454 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati