Il 14 ottobre in Madagascar si è giocata una partita a tre fra l’assemblea nazionale, che ha votato per destituire An­dry Rajoelina, presidente “in telelavoro”; lo stesso Rajoelina, che ha tentato di sciogliere l’assemblea prima del voto; e i militari dei corpi di amministrazione del personale e dei servizi dell’esercito (Capsat), che hanno deciso di creare un consiglio di difesa nazionale della transizione (Cdnt). Per mettere fine ai dibattiti sulla corretta successione degli eventi e sulla legalità di quello che stava succedendo, la corte costituzionale malgascia ha preso atto del fatto che gli incarichi del presidente della repubblica e del presidente del senato erano vacanti e ha invitato il colonnello Michael Randrianirina ad assumere le funzioni di capo dello stato.

Il golpe è dunque stato approvato dall’organo custode della costituzione. Ora bisogna vedere se la nuova realtà giuridica proclamata dalla corte costituzionale sarà in sintonia con la realtà dei rapporti di forza sul terreno. L’esperienza delle crisi passate mostra che queste decisioni raramente sono accolte senza proteste. Rajoelina e i suoi alleati resisteranno e cercheranno il più possibile di mettere i bastoni tra le ruote. Per esempio, si muoveranno sul piano diplomatico per fare in modo che l’accaduto sia etichettato come un “colpo di stato”, attirando così le condanne della comunità internazionale sulle nuove autorità.

Un trampolino

Restano parecchie zone d’ombra e molti interrogativi riguardo alla “partita” del 14 ottobre. Anche se molti fanno riferimento all’“interesse superiore della nazione”, sappiamo che al centro della vita politica malgascia ci sono diversi interessi personali. È lecito quindi chiedersi se nel voto dell’assemblea nazionale e nella decisione della corte costituzionale non abbiano pesato anche pressioni, incentivi o perfino coercizioni. Questa nuova transizione non rischia forse di trasformarsi in una gigantesca macchina per ripulire scandali e carriere poco limpide? Che differenza c’è con i colpi di stato condotti dai militari in vari paesi della regione del Sahel? È solo una coincidenza se in alcune manifestazioni si sono viste delle bandiere della Russia?

Sembra che le proteste della generazione Z siano servite solo da trampolino e che oggi i giovani siano stati espropriati della loro lotta. Non tanto per quanto riguarda la distribuzione delle poltrone – che non è mai stata il loro obiettivo – ma piuttosto per i valori in nome dei quali sono scesi in piazza. Non è affatto scontato che le autorità in procinto di insediarsi, civili o militari che siano, abbiano il profilo giusto per rispondere alle aspirazioni dei giovani, che chiedono il rispetto della democrazia e dello stato di diritto, un governo efficiente e lotta alla corruzione. Molti di quelli che oggi si muovono sui podi o dietro le quinte hanno già partecipato al colpo di stato del 2009, che portò al potere Rajoelina, contribuendo alle menzogne e alle manipolazioni di quel periodo. ◆ fsi

Le tappe della protesta

25 settembre 2025 Cominciano le manifestazioni dei giovani della generazione Z contro le interruzioni delle forniture idriche ed elettriche. Nella repressione ordinata dalle autorità muoiono 22 persone. Le proteste si trasformano in una contestazione del governo e del presidente Andry Rajoelina.

29 settembre Rajoelina, 51 anni, scioglie il governo. Una settimana dopo nomina un generale come primo ministro.

11 ottobre Il Capsat, un’unità delle forze armate, si ammutina e chiede agli altri soldati di disubbidire agli ordini, in particolare di non sparare sui manifestanti.

12 ottobre Come rivela la radio francese Rfi, Rajoelina lascia l’isola a bordo di un aereo militare francese.

14 ottobre Con un decreto pubblicato su Face­book, Rajoelina cerca di sciogliere l’assemblea nazionale prima che voti una mozione per destituirlo, ma i deputati lo ignorano. Poche ore dopo, la corte costituzionale invita il colonnello Michael Randrianirina del Capsat ad assumere le funzioni di capo dello stato.


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Questo articolo è uscito sul numero 1636 di Internazionale, a pagina 27. Compra questo numero | Abbonati