Le presidenziali polacche non sono state elezioni eque e corrette. Non si tratta di un’opinione, ma di un fatto confermato anche dagli osservatori dell’Osce, l’Organizzazione per lo sicurezza e la cooperazione in Europa. Alle spalle di Andrzej Duda (il presidente uscente del partito al governo, Diritto e giustizia, Pis) c’era tutto l’apparato statale. Il premier e i ministri hanno condotto un’assillante campagna elettorale, lasciando carta bianca a funzionari e a politici locali e lanciando calunnie contro il candidato liberale Rafał Trzaskowski. I mezzi d’informazione controllati dal Pis hanno alimentato il culto di Duda, gettando fango su Trzaskowski. Le tv hanno cavalcato la fobia antitedesca e hanno insultato le persone non eterosessuali, agitando anche lo spauracchio del complotto ebraico, un espediente che è sempre di sicuro successo.

In uno stato democratico la correttezza dell’informazione e la parità dei diritti dei candidati dovrebbero essere garantiti da appositi organismi. Ma in Polonia anche queste istituzioni sono controllate dai funzionari del partito di governo. Con Duda si è schierata senza alcun imbarazzo anche la maggior parte dei vescovi. Da un angolo all’altro della Polonia risuonava lo stesso messaggio: il paese deve guardarsi dal contagio dell’ideologia lgbt, dall’eutanasia e dalla “civiltà della morte”.

Punto di svolta

Nonostante la macchina delle menzogne lanciata a tutta forza, la campagna d’odio e gli abusi di potere, l’opposizione democratica ha dimostrato in maniera inequivocabile che la metà dei cittadini polacchi dice no a questo sistema di potere. La decisione di convocare per il 28 giugno le presidenziali, inizialmente previste per il 10 maggio, ha risvegliato la società civile. In pochi giorni sono state raccolte per Trzaskowski quasi due milioni di firme. È nato un movimento politico centrista, guidato da Szymon Hołownia e capace di parlare ai cittadini delusi dalla politica, che potrebbe essere l’embrione di un partito cristiano democratico in Polonia. E poi si sono mobilitati i giovani e le forze sinistra che, senza badare troppo all’appartenenza politica di Trzaskowski, hanno votato per una Polonia tollerante, moderna ed europea. E infine la cosa più importante: l’opposizione ha trovato il leader che cercava da anni.

Da sapere
L’età degli elettori
Percentuale dei voti per fasce d’età, exit poll realizzati il 12 luglio dopo la chiusura delle urne (Fonte: Notes from Poland)

Grazie al capitale di fiducia che Trzaskowski ha raccolto nelle ultime settimane, al modo in cui ha condotto la campagna elettorale, senza ricorrere ad attacchi personali, e al risultato raggiunto alle urne, i democratici riporranno in lui le loro speranze di cambiamento. Non a caso oggi Diritto e giustizia considera Trzaskowski l’unico politico in grado di minacciare il suo monopolio sul potere. Per questo, a prescindere dal risultato finale, le elezioni del 12 luglio rappresentano già un grande successo per l’opposizione democratica polacca. ◆ dp

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Questo articolo è uscito sul numero 1367 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati