Il 25 maggio del 2020 George Floyd viene avvicinato da due poliziotti mentre sta entrando in macchina. Ha appena comprato un pacchetto di sigarette, ma gli agenti gli contestano di averle pagate con una banconota da 20 dollari falsa. Gli puntano una pistola al volto, lo tirano giù dall’auto, cercano di caricarlo sulla volante, lo buttano a terra, lo ammanettano, e uno dei due agenti, Derek Chauvin, lo immobilizza tenendogli un ginocchio sul collo per 9 minuti e 29 secondi, soffocandolo. Quasi un anno dopo, l’8 marzo del 2021, a Minneapolis comincia il processo all’agente Chauvin per “omicidio colposo di secondo grado” e “omicidio di terzo grado”, una sorta di aggravante relativa all’indifferenza dell’imputato nei confronti della vita umana. Così come l’omicidio di Floyd era avvenuto in pubblico davanti agli occhi e agli smartphone di molti cittadini, anche il processo, che viene eseguito a porte chiuse a causa delle norme anti-covid, per la prima volta viene trasmesso in live stream. La redazione della radio pubblica del Minnesota, che aveva già raccontato il processo per la morte di Philando Castile nel podcast 74 seconds, racconta con una puntata a settimana i punti salienti del processo e le ricadute sui familiari di Floyd, sugli attivisti del movimento Black lives matter, su Minneapolis e sull’opinione pubblica.
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Questo articolo è uscito sul numero 1404 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati