Brenda Navarro
Cenere in bocca
La Nuova Frontiera, 192 pagine, 17,90 euro

Anni fa mi sono fissata con le storie delle madri che lasciano i figli ai nonni per cercare opportunità altrove, in Europa, dove spesso sono sfruttate. Era successo a me, era successo a tutti. Cenere in bocca parte proprio da qui: dalla povertà che produce abbandono, che genera emigrazione, che causa sradicamento, che amplifica la solitudine. E Cenere in bocca comincia dalla fine, con il suicidio del fratello della protagonista, e si dirama poi in quattro parti tra Messico, Madrid, Barcellona e di nuovo Messico, che è un posto diverso da quello che la protagonista ha conosciuto prima di riunirsi con la madre. Il nuovo romanzo di Brenda Navarro non si lascia imprigionare dal contenuto, pur notevole, ma si espande nel modo in cui decide di raccontarlo, o meglio, nel modo in cui i suoi personaggi non riescono a esprimersi, a comunicare. È un romanzo che veicola il contenuto attraverso i silenzi, l’incomunicabilità, l’intraducibilità, e lo fa con un linguaggio ricco, con uno stile che s’incurva nei frequenti punti interrogativi, nei dubbi. È una prosa tridimensionale, tattile quasi. La scrittrice messicana alla fine spinge il lettore a masticare la stessa cenere che la sua protagonista si mette in bocca, e impasta anche la nostra di una consapevolezza brutale, che cura. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1538 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati