Europa

Il governo perde pezzi

Denis Doyle, Getty Images

Il governo del premier Boris Johnson ( nella foto ) traballa. Il 5 luglio si sono dimesse due figure di primo piano del Partito conservatore: il ministro dell’economia Rishi Sunak e quello della salute Sajid Javid, accusando Johnson di non lavorare nell’interesse dei britannici. Il giorno dopo ci sono state nuove e numerose dimissioni. Secondo la Bbc i motivi di quest’ultima crisi, che potrebbe segnare il tramonto di Johnson, sono evidenti: “I deputati e i ministri tory si sono semplicemente stufati di farsi raccontare bugie dal premier e di passare per fessi quando sono invitati in tv o alla radio”.

Una strage evitabile

Il 3 luglio un giovane di 22 anni ha aperto il fuoco con un fucile in un centro commerciale di Copenaghen, uccidendo tre persone e ferendone altre quattro. Secondo le autorità l’attentatore aveva problemi mentali e pochi giorni prima aveva cercato di rivolgersi a un servizio di aiuto. “Ogni anno molti omicidi potrebbero essere evitati con una migliore assistenza psichiatrica”, commenta Politiken.

Sogno europeo

L ’onda lunga della guerra in Ucraina sta provocando tensioni politiche anche in Georgia, il paese che nel 2008 fu invaso dalla Russia e che ha ancora il venti per cento del suo territorio occupato da repubbliche secessioniste filorusse. Il 4 luglio circa 40mila persone hanno manifestato a Tbilisi per chiedere le dimissioni del governo, accusato di non essere riuscito a ottenere per il paese lo status di candidato all’ingresso nell’Unione europea, concesso invece alle altre due repubbliche ex sovietiche di Moldova e Ucraina. I manifestanti hanno scandito slogan contro l’oligarca Bidzina Ivanishvili, leader del partito al potere Sogno georgiano e accusato di essere troppo accondiscendente verso gli interessi russi. E hanno chiesto la formazione di un governo di unità nazionale che approvi le riforme necessarie per far entrare il paese nell’Ue, spiega Euronews.

Partenza in salita

Dopo aver perso la maggioranza assoluta in parlamento alle elezioni legislative di giugno e non essere riuscito a coinvolgere nessun partito in un accordo di coalizione, il 4 luglio il presidente Emmanuel Macron ha presentato il primo governo di minoranza in Francia da quasi trent’anni. Le novità sono poche: la premier Élisabeth Borne resta al suo posto, il popolare ministro della salute Olivier Véran diventa portavoce dell’esecutivo mentre il ministro della solidarietà Damien Abad, indagato per violenza sessuale, non è stato confermato. Macron ha invitato il governo a “tenere duro”, dato che lo attende una lunga fase di continuo confronto politico a cui la Francia non è abituata: ogni iniziativa legislativa dovrà essere negoziata con le opposizioni di destra e di sinistra, che hanno già cominciato a formulare le proprie proposte, come la tassa sui profitti straordinari delle aziende energetiche presentata dal Partito comunista. Per evitare imbarazzi, nota Le Figaro, dopo il rimpasto Borne non chiederà il voto di fiducia al parlamento, rompendo una tradizione consolidata nella politica francese.◆

P er giustificare le intercettazioni e altre forme di sorveglianza, a volte si dice che chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere. La premier Magdalena Andersson ha fatto ricorso a questa formula per rassicurare i curdi in Svezia. “Chi non compie atti di terrorismo non deve preoccuparsi”, ha risposto ai dubbi suscitati dall’accordo fra Turchia, Finlandia e Svezia. L’intesa ha permesso di superare il veto di Ankara all’ingresso dei due paesi nella Nato. Ma Andersson non se la caverà così facilmente. Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha dichiarato che la Svezia estraderà un numero imprecisato di curdi, fornirà armi alla Turchia e smetterà di sostenere organizzazioni curde che solo Ankara considera terroristiche. Sono le stesse organizzazioni che hanno combattuto il gruppo Stato islamico (Is) e altri gruppi terroristici, ricevendo elogi da tutto il mondo. Ma non dalla Turchia, ovviamente, che molti accusano di aver sostenuto lo Stato islamico. Un terzo di tutti i giornalisti incarcerati nel mondo si trova nelle prigioni turche; il minimo accenno di protesta viene represso; il regime tiene sotto stretto controllo gli oppositori, anche all’estero. Non sorprende che molti siano preoccupati per le concessioni che la Turchia ha strappato alla Svezia.

Andersson e il suo governo socialdemocratico hanno inviato un segnale chiaro alla Turchia: saremo al vostro fianco nella lotta contro il terrorismo. Il problema è che per Ankara tutto ciò che ha a che fare con i curdi è terrorismo.Non sappiamo ancora cosa significa in concreto. Può essere che le clausole dell’accordo smentiscano le richieste turche, soprattutto la fornitura di armi svedesi e la possibilità di estradare in segreto dei ricercati. Ma il fatto che restino degli interrogativi vuol dire che né Andersson né i curdi in Svezia escono vincitori da questa intesa.◆ lv

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1468 - 8 luglio 2022
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