Nella storia della sessualità la masturbazione femminile è stata sdoganata solo di recente. Le pubblicità dei sex toys che prima comparivano nelle pagine più discrete di alcuni cataloghi ora sono molto diffuse su Instagram.
Il diritto delle donne al piacere solitario non è più un tabù, o qualcosa di cui non parlare (o parlarne molto poco). Ora per alcune è un diritto da rivendicare.
La storia di Alix (questo e altri nomi usati nell’articolo sono di fantasia), 39 anni, di Ginevra, illustra bene questo cambiamento sociale. Ha sperimentato le prime sensazioni erotiche attraverso la stimolazione della clitoride intorno ai 12 anni, in una vasca idromassaggio. “Avevo scoperto la magia del getto d’acqua”, racconta. “Per me era una specie di massaggio divertente, non ero ancora consapevole del fatto che mi stavo masturbando”. All’epoca non ne parlava con nessuno. È cresciuta con una baby sitter cattolica molto religiosa che aveva già rimproverato uno dei suoi fratelli sorpreso con una mano nei pantaloni, così sapeva che non era qualcosa di cui poter parlare apertamente.
Finché, a 13 anni, Alix non ha visto nella mitica serie tv statunitense Sex and the city una donna che si masturbava. “Mi sono resa conto che lo facevano anche le altre e ho capito che era una cosa normale e di cui poter parlare. Penso di aver cominciato a parlare continuamente di sessualità in reazione al pudore con cui sono stata educata, e mi sono appassionata”, dice Alix.
Il suo rapporto sempre più disinibito con la masturbazione s’inserisce in un contesto di crescente visibilità dell’argomento nella cultura pop e nelle riviste femminili. Da adolescente Alix ha ordinato i suoi primi vibratori su internet, li ha fatti scoprire alle sue amiche ed è stata in alcuni sexy shop. Poi, a 19 anni, durante un rapporto sessuale con il suo fidanzato dell’epoca, non si è fatta problemi a tirare fuori un vibratore dal comodino per masturbarsi, cosa che lui non ha molto gradito. “L’ho usato per finire, perché non si era preoccupato di farmi venire, e lui è rimasto scioccato”.
Oggi Alix è sposata con un uomo con cui non ha tabù: “È capitato che mi abbia trovata a farlo una volta che era rientrato prima a casa e mi ha detto scherzando: ‘Beccata!’ E io ho risposto: ‘Fammi finire!’”.
Qualcosa è cambiato
Lo studio “Prospettive sulla sessualità in Francia 2023” dell’Istituto nazionale per la ricerca sulla salute e la medicina (Inserm) è la più ampia ricerca condotta nel paese negli ultimi vent’anni. I primi risultati, pubblicati alla metà del novembre 2024, mostrano un forte aumento della masturbazione femminile. Nel 1992 solo il 42,4 per cento delle donne tra i 18 e i 69 anni dichiarava di essersi masturbata. Nel 2023, ha dichiarato di averlo fatto il 72,9 per cento. Tra gli uomini l’aumento è meno marcato: si è passati dall’82,8 per cento del 1992 al 92,6 per cento del 2023.
Questo incremento è ancora più consistente tra le giovani donne, e indica un potenziale cambiamento di paradigma. Nelle indagini precedenti le donne dichiaravano di essersi masturbate per la prima volta mediamente più tardi degli uomini. Secondo quei dati la masturbazione entrava a far parte dell’attività sessuale delle donne solo in età adulta, spesso dopo aver già avuto dei rapporti con un partner.
L’esperienza di Sylvie, assistente all’infanzia di 58 anni, chiarisce questo divario generazionale. Quando ha scoperto la masturbazione a 18 anni, quarant’anni fa, non ne aveva mai sentito parlare. All’epoca aveva appena sperimentato il suo primo orgasmo con il marito. “Ho scoperto in quel momento di avere una clitoride, non sapevo neanche cosa fosse. È stato allora che ho avuto voglia di scoprire me stessa”, dice.
Da allora non ha mai abbandonato la masturbazione, nemmeno durante le gravidanze, dopo il parto o addirittura prima di un intervento chirurgico in ospedale per rilassarsi, ma l’ha sempre fatto di nascosto dal marito. “A volte mi masturbavo prima di addormentarmi, ma aspettavo che lui dormisse. Avevo paura che provasse una specie di rivalità o gelosia, che pensasse che non ero soddisfatta”.
Ora Sylvie è sposata con un altro uomo, con cui parla apertamente di autoerotismo. “Quando lui lo fa me lo dice, e quando lo faccio io, glielo dico. Posso anche farlo accanto a lui senza nascondermi, è diventato un gioco tra noi due”. Secondo l’indagine dell’Inserm le traiettorie della masturbazione sono cambiate. La demografa Armelle Andro, che ha lavorato a questa ricerca, spiega che i nuovi dati riflettono una convergenza di esperienze tra uomini e donne: “Fino al 2006 le donne riferivano di masturbarsi dopo aver scoperto la sessualità in coppia. Uno dei principali cambiamenti mostrati da questa indagine è che oggi l’avvicinamento all’autoerotismo funziona allo stesso modo per i ragazzi e le ragazze”, sottolinea.
Conoscere il proprio corpo
Sara, 22 anni, impiegata nel settore alberghiero, si è masturbata la prima volta a 16 anni, prima di avere un rapporto sessuale. “Non credo che fosse troppo presto. Ma sono stata una pioniera tra le mie amiche, quella che ne parlava e diceva alle altre ‘dovreste provare’. Ho comprato il mio primo vibratore a 17 anni”, racconta.
Sara pensa però che ci sia ancora un certo stigma legato all’autoerotismo femminile. “Si è democratizzato, ma ho notato che non tutti si sentono a proprio agio a parlarne. Visto che parlo apertamente di sesso, mi è capitato che alcuni ragazzi mi dicessero che non mi rispetto o che non ho dignità”, dice. Lei stessa scopre di avere delle inibizioni, per esempio quando il suo ragazzo le chiede cosa le piacerebbe fare insieme a lui. “C’è una specie di vergogna di non conoscere bene il proprio corpo, o al contrario di conoscerlo troppo bene”.
Questo non le impedisce di essere una grande sostenitrice dell’autoerotismo. Per lei la masturbazione non si limita al piacere sessuale. “Mi serve anche per rilassarmi, svuotare la mente, osservare come funziona il mio corpo. Quando ho il ciclo, per esempio, è un ottimo antidolorifico. Fa parte della mia vita”, conclude.
Clara, un’artista di 35 anni, condivide un’esperienza simile: “Lo faccio quasi tutti i giorni la sera sotto la doccia. Se smetto per qualche giorno, non mi sento bene. Lo faccio anche quando lavoro da casa, come se fosse un pisolino o per schiarirmi le idee se ho bisogno di concentrarmi”. Clara pensa che continuerà a farlo per sempre, finché il suo corpo glielo permetterà: “Mi vedo a farlo anche da vecchia, mentre combatto con l’artrosi”. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1593 di Internazionale, a pagina 115. Compra questo numero | Abbonati