I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la giornalista belga Vanja Luksic.

Lui è un vecchio e ricco orologiaio che ama campeggiare in mezzo all’Europa, al confine tra l’Italia e la Slovenia. Lei (quindici anni) è una giovanissima gitana, fuggita da un matrimonio arrangiato dalla famiglia. Non sappiamo i loro nomi, e non ha nessuna importanza . Lei chiede aiuto e lui la salva dal padre pronto ad ammazzarla. L’accoglie, prima in tenda, poi in barca. Le insegnerà tutto quello che è importante per lui. Come la precisione che ha ritrovato giocando a Shangai, un gioco che l’orologiaio considera affine alla sua arte. Bisogna prendere i bastoncini uno per uno senza muovere gli altri. Un modo per mettere ordine nel caos. Anche se non sa né leggere (a parte le linee della mano) né scrivere, la giovane gitana è molto sveglia. Parla cinque lingue e capisce tutto al volo. Imparerà come riuscire a vivere in libertà, un valore essenziale per tutti e due. Per poter studiare taglierà e venderà i suoi lunghissimi capelli. Nelle lettere che si scambieranno anni dopo capiremo meglio quanto siano simili e scopriremo una inaspettata doppia spy story. Stranamente, in questo racconto così particolare tutto è magico ma logico. L‘orologiaio ha vissuto in Svizzera ed è figlio di un napoletano e di una russa. E a Napoli come a Mosca la parola spia è la stessa: shpiòn. Più magico di cosi! ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1525 di Internazionale, a pagina 77. Compra questo numero | Abbonati