Una delle più grandi conquiste dell’umanità è sfumata nell’indifferenza generale. Se in poco più di trent’anni quasi un miliardo di persone era sfuggito alla povertà più estrema, la pandemia di covid-19 ha provocato un’inversione di tendenza. È quanto si ricava dal rapporto Poverty and shared prosperity, pubblicato dalla Banca mondiale. Nel 2020 settanta milioni di persone sono finite in condizioni di povertà estrema, il più grande aumento da quando il dato è misurato a livello globale. Oggi più del 9 per cento della popolazione mondiale, cioè 700 milioni di persone, vive con meno di 2,15 dollari al giorno (il nuovo valore stabilito dalla Banca mondiale come soglia della povertà estrema, invece di 1,90 dollari).

I poveri hanno pagato più di tutti le conseguenze dell’emergenza sanitaria. Nei paesi in via di sviluppo gli stipendi sono calati più che in quelli ricchi, così per la prima volta da decenni le disuguaglianze globali sono tornate a crescere. La guerra in Ucraina e il conseguente aumento dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari ha reso la situazione ancora più grave. Per questo gli autori del rapporto prevedono che anche nel 2022 non ci saranno progressi nella lotta alla povertà. Kristalina Georgieva, la direttrice del Fondo monetario internazionale, prevede tempi duri: “Stiamo vivendo un cambiamento fondamentale nell’economia globale: da un mondo relativamente prevedibile – basato su cooperazione economica internazionale, bassi tassi d’interesse e bassa inflazione – a uno più fragile”.

Secondo lo studio della Banca mondiale, durante la pandemia le fasce povere della popolazione mondiale non solo hanno perso reddito, ma hanno anche registrato un tasso di mortalità più alto, una durata media della malattia più lunga e hanno usufruito meno della didattica a distanza. Se i politici non adotteranno contromisure efficaci, molte persone dovranno accettare per tutta la vita un reddito più basso, perché entreranno nel mondo del lavoro con un livello d’istruzione inferiore.

I paesi industrializzati sono riusciti a contenere l’avanzata della povertà con grandi programmi di spesa pubblica, quelli emergenti ci sono riusciti in parte, mentre per i paesi in via di sviluppo è stato impossibile arginare la situazione. I rincari dei prodotti alimentari e dell’energia hanno reso la ripresa ancora più difficile.

Un obiettivo irraggiungibile

Guerra e pandemia hanno duramente colpito un’economia globale già messa alla prova dal rallentamento della crescita e del ritmo della riduzione della povertà globale. Di conseguenza gli autori del rapporto della Banca mondiale ritengono irraggiungibile il principale obiettivo di sviluppo del millennio fissato dalle Nazioni Unite – l’eradicazione della povertà estrema entro il 2030 – e pensano che più di mezzo miliardo di persone dovrà continuare a vivere in condizioni di assoluta indigenza. “Se dovessimo rifare oggi una proiezione, l’obiettivo non sarebbe raggiunto neanche entro il 2100”, ha affermato Indermit Gill, capo economista della Banca mondiale.

La povertà estrema si concentra soprattutto nelle zone di conflitto, nelle aree rurali e a sud del deserto del Sahara (in quest’ultima zona vivono quasi due terzi delle persone più povere del mondo). Questi paesi dovrebbero arrivare entro il 2030 a una crescita economica pro capite del 9 per cento per mettere fine alla povertà assoluta. È un dato irrealistico, visto che nell’ultimo decennio la crescita pro capite è stata dell’1,3 per cento. La Banca mondiale considera inevitabile un’inversione di tendenza nelle politiche di bilancio. Propone di ridurre i sussidi e di sostituirli con finanziamenti mirati ai poveri. I bonus per l’energia, dice l’istituto, spesso sono finiti nelle tasche di chi ha redditi più alti. Le tasse sulle emissioni, per esempio, potrebbero migliorare le finanze pubbliche senza danneggiare i poveri.

Il rapporto è l’ultima di una serie di cupe previsioni: l’Organizzazione mondiale del commercio aveva già annunciato una battuta d’arresto del commercio globale, con conseguenze particolarmente gravi per i paesi poveri. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1482 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati