Le giornate di Dominik Eulberg cominciano tardi. Anche oggi il dj ha dormito fino alle 14. Ieri sera è tornato da Basilea, dove ha suonato in una delle sue poche esibizioni dall’inizio della pandemia. Ora vuole mostrarci casa sua, che si trova nella regione del Westerwald, una zona ricca di laghi. Eulberg vive in un piccolo villaggio. S’infila gli stivali di gomma e ci aspetta di fronte alla porta di casa. In poco tempo ha già avvistato con il binocolo due anatre e spiega che il pene del gobbo rugginoso, un uccello acquatico, può raggiungere una lunghezza doppia rispetto a quella del suo corpo e che fare una passeggiata nel bosco riduce per tre ore la produzione di ormoni dello stress. Racconta, racconta, racconta, con il ritmo delle linee di basso di una traccia techno. Più tardi dice che raccontare storie interessanti, o “fatti notevoli”, come li chiama lui, è una sua specialità. È il suo modo per attirare l’attenzione di chi lo ascolta. Una volta che l’ha ottenuta, Eulberg parla del cambiamento climatico e dell’estinzione delle specie.

Dominik Eulberg fa il dj da una ventina d’anni ed è famoso in tutto il mondo. Il suo settimo album è appena uscito. S’intitola Avichrom e ogni sua canzone ha per titolo il nome di un uccello dalle piume colorate, per esempio Braun­kehl­chen (stiaccino) o Grün­fink (verdone comune), perché Eulberg è anche un biologo. Nel libretto che accompagna l’album c’è scritto che “la natura è l’artista più geniale di tutti”. Ma anche: “Dal 1850 abbiamo perso più dell’80 per cento degli esemplari di uccelli”. L’unione di sapere e arte, natura e techno è sempre stata la sua passione. Ma per molto tempo Eulberg è stato considerato solo il dj ecologista del Westerwald.

Dominik Eulberg, dicembre 2021  (Natalia Luzenko)

Le cose sono cambiate solo di recente. Lo chiamano per insegnare. Nel 2021 ha vinto il premio per il miglior libro di divulgazione scientifica dell’anno in Germania (Mikroorgasmen überall, “Microrgasmi ovunque”) e da qualche mese è ricercatore in visita al museo di storia naturale di Berlino.

A lungo abbiamo pensato che problemi globali come il cambiamento climatico o l’estinzione di molte specie animali andassero lasciati agli scienziati, che hanno le conoscenze necessarie per affrontarli. Ma sono sempre di più le persone, compresi molti ricercatori, convinte che affidare il compito agli specialisti non basti più e che quindi cercano punti di contatto tra scienza, cultura e società. Il percorso di Eulberg mostra anche la trasformazione avvenuta nella comunicazione scientifica, diretta verso nuove forme più accessibili ed emotivamente coinvolgenti.

Anche le prime esperienze di Dominik Eulberg con la natura avevano a che fare con le emozioni. Suo padre, un professore di biologia, portava il figlio con sé durante le escursioni che organizzava per un’associazione del Westerwald. Eulberg ricorda ancora quando a sei anni vide per la prima volta una farfalla apatura: l’animale aprì le ali e la luce le colpì, rivelando un colore cangiante tra il blu e il violetto. Il padre gli spiegò che quella farfalla non si nutriva di nettare, ma di escrementi di animali o sudore. Quella sera, a letto, ripensando all’insetto Eulberg continuava a ridere. Lui si descrive come “un bambino intelligente”, al telefono la madre dice che era pauroso e sensibile.

Un pubblico più ampio

Eulberg voleva saperne di più, così finita la scuola ha studiato ecologia e scienze ambientali a Bonn, ha lavorato come osservatore di gru nel parco nazionale di Müritz e come guida nell’isola di Wangerooge. Spesso però ad ascoltarlo c’erano solo pensionati che già sapevano la maggior parte di quello che spiegava. E i tour dovevano sempre seguire uno schema prestabilito: a un certo punto doveva mostrare la conchiglia di un buccine e le uova di una razza. Sempre le stesse cose. Lo stesso ritmo.

Nel suo primo album ha registrato le voci degli animali e le ha mixate con la techno

“Quella vita mi stava stretta”, dice. Voleva trasmettere le sue conoscenze della natura alle persone, ma non in quel modo, di fronte ai pensionati nel mare dei Wadden: “Ero depresso perché sapevo che in realtà potevo avere un pubblico più ampio”, dice Eulberg. Si è concentrato sulla musica, perché oltre alla natura c’era un’altra cosa che lo appassionava: la techno. L’aveva ascoltata per la prima volta negli anni novanta alla radio su HR3, un programma condotto dal dj Sven Väth. Si era comprato un sintetizzatore. Aveva fatto il primo rave, il primo dj set davanti a trecento persone a una grigliata. Nel 2004 la rivista The Groove l’ha definito uno dei talenti emergenti dell’anno. Ha cominciato a esibirsi in mezzo mondo. Mentre Eulberg parla, nella foresta del Westerwald cala la sera. Le pozzanghere riflettono il rosso del tramonto. Discute della natura come altri farebbero di un’opera d’arte: “Mozzafiato”, “Che colori!”. Ogni tanto si ferma di scatto, inclina la testa e ascolta. Sta in piedi nel bosco, con i suoi lunghi capelli biondi e il binocolo. “Cincia di palude”, sussurra. E poi: “Ah, questo è un fischione”.

Rana elettronica

Per il suo primo album, , Eulberg ha registrato le voci degli animali a pochi chilometri da casa sua e le ha mixate insieme ai suo beat techno minimalisti. Qualcuno gli ha chiesto che sintetizzatore avesse usato. “È un ululone dal ventre rosso, una rana”, ha risposto. Ha dato alle sue canzoni titoli come Die trottellummen von Helgoland (L’uria aalge di Helgoland) o Eintagsfliege (Efemerotteri). Subito prima o subito dopo le sue esibizioni, organizzava escursioni guidate per vedere i pipistrelli e condividere i suoi “fatti notevoli” sugli animali notturni con i fan che in realtà volevano solo sballarsi. “Così li attiro”, dice Eulberg, “e quando pendono dalle mie labbra, parlo delle questioni più importanti: cosa significa proteggere la natura? In che misura le estinzioni delle specie e il cambiamento climatico vanno a braccetto? E cosa possiamo fare per cambiare le cose?”.

Aveva unito le sue due passioni, la musica e la natura. Ma al di fuori dei suoi tour, non si sentiva preso sul serio. “Quando leggevo gli articoli su di me, con titoli come ‘L’inventore della techno ecologista’ o ‘Il dj civetta della foresta occidentale’, mi chiedevo: ‘Pensano che sia matto?’”. Il suo approccio non è convenzionale, ma sempre a fuoco, almeno secondo lui. “È snervante fare divulgazione scientifica da molto tempo, sapere di cosa parli, ma vedere che nessuno ti dà credito perché sei un dj”.

Poi però qualcosa è cambiato. Negli ultimi anni Eulberg ha ricevuto un numero crescente di richieste. Non solo dai fan. Sul suo sito il dj offre un servizio gratuito d’identificazione degli animali: le persone possono caricare delle foto e chiedergli a che specie appartengono. Deve ancora rispondere a 238 email. Le richieste sono arrivate anche dalle università, che gli hanno offerto di tenere dei corsi, per esempio l’università di scienze applicate di Karlsruhe o quella di Offenbach. Anche i musei vogliono lavorare con lui: non solo il museo di storia naturale di Lipsia, ma anche quello di Berlino, che nel 2021 gli ha offerto la posizione di ricercatore in visita.

Nel frattempo nel campo della divulgazione scientifica hanno cominciato a girare più soldi. Nel 2018 il museo di storia naturale di Berlino ha ricevuto dal governo un finanziamento di 660 milioni di euro per dieci anni. I soldi dovranno essere usati per creare connessioni tra scienza, cultura e società. Il ministero federale per l’istruzione e la ricerca di recente ha richiesto a scienziate e scienziati di diffondere in pubblico i dati delle loro ricerche come condizione per ottenere risorse finanziarie. Ma non c’è solo l’aspetto economico. Nel 2021 un gruppo di ricercatori legati al ministero ha scritto in un documento che “l’uso delle emozioni potrebbe migliorare la comunicazione scientifica”. Sembra quasi che la scienza abbia scoperto la tecnica di Eulberg, la sua arte della seduzione. “Dominik ha un’energia incredibile. Attraverso di lui stiamo raggiungendo persone che non si erano mai interessate prima alla natura”, dice al telefono la biologa Kim Mortega, che lavora al museo di storia naturale ed è la coordinatrice di Eulberg. “Chi sa già che aspetto ha un airone rosso?”, dice Mortega. “Le persone lo scoprono tramite Dominik, lo vedono nel libretto del suo album o lo cercano su Google perché sono incuriosite”.

Biografia

1973 Nasce nella regione di Westerwald, in Germania.

1993 Comincia a comprare i suoi primi dischi e a fare le serate da dj.

1995 S’iscrive alla facoltà di ecologia nell’università di Bonn. ◆ 2004 Esce il suo primo album, e la rivista The Groove lo segnala come uno dei migliori talenti della Germania.

2021 Il suo libro Mikroorgasmen überall viene premiato in Germania come migliore opera di divulgazione scientifica dell’anno.


In un suo studio, Mortega ha verificato se gli studenti di Berlino riescono a identificare le specie di uccelli locali: la maggior parte se la cava male. Il motivo, sostiene, è che la città offre pochi punti di contatto con la natura; a scuola se ne parla poco e anche i genitori hanno una scarsa conoscenza delle specie. Per questo servono dei “moltiplicatori” come Eulberg, capaci di colmare le lacune. Mortega dice che ci sono molti scienziati che vorrebbero condividere pubblicamente i risultati delle loro ricerche, ma spesso non sanno come fare. “Le intersezioni tra arte e scienza sono una strada”, dice.

Per Eulberg è una questione di comunicazione. “Abbiamo fatto abbastanza ricerche”, dice. “Il cambiamento climatico, l’estinzione delle specie, il problema della plastica: tutto è stato dimostrato e studiato, le possibili soluzioni ci sono. Ma non cambia nulla”. Eulberg parla in modo spontaneo, per questo è convinto di saper comunicare meglio di alcuni scienziati che spesso non sanno uscire dal loro gergo specialistico. “Come dj ho imparato a interpretare le emozioni del mio pubblico”, dice Eulberg. “So cosa devo fare per farmi seguire”. A breve ci sarà una sua installazione sonora in diversi parchi di Berlino, racconta Eulberg, che, grazie a un convertitore di frequenze, trasformerà i richiami dei pipistrelli in suoni che anche le persone potranno sentire, e addirittura in melodie. Il museo gli fornirà l’infrastruttura.

Prima che cominciassero a lavorare insieme, Eulberg e Mortega non si conoscevano. Ma ora sono diventati amici. Lui ha fatto leggere alcune parti del suo libro a Mortega prima della pubblicazione. Si sentono al telefono almeno due volte alla settimana e l’estate scorsa la biologa è andata a ballare a un festival dove suonava Eulberg.

Ascolti notturni

Nella zona dei laghi del Westerwald ormai è notte fonda. Nel giardino di Eulberg la luna illumina i noccioli dove vivono pettirossi e ricci. Una volta entrati in casa, il dj si toglie gli stivali di gomma e mostra il suo studio. In soggiorno ci sono centinaia di conchiglie e sassi, finti uccelli attaccati al paralume, e in bagno c’è il poster di uno scarabeo rinoceronte.

Il dj ha ristrutturato il sottotetto e l’ha insonorizzato. Ci sono diversi sintetizzatori, schermi, luci che lampeggiano. Eulberg si lascia cadere sulla sedia. Mette su il brano Braunkehlchen dal suo nuovo album. Annuisce, sprofondato nello schienale con una Coca-Cola in mano, mentre la sedia oscilla a tempo di musica. Alla fine entrano i bassi, la musica aumenta il ritmo, ora il volume è forte. “Questa è techno!”, urla Eulberg. Sullo schermo scorrono le riprese degli animali fatte dal regista Jan Haft, con il quale Eulberg sta lavorando a un progetto. Come un allenatore di calcio, chiama gli animali per nome: “Cervo volante!”, “sterna artica!”. A volte sorride.

Sta pensando di trasferirsi a Berlino, dice, almeno di vivere lì metà dell’anno. Ormai ha tanto da fare con il museo di storia naturale. Dalla finestra dello studio si vedono le altre case del quartiere, dove la luce è già spenta. Manca mezz’ora a mezzanotte, ma Eulberg non ha per niente sonno. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1455 di Internazionale, a pagina 70. Compra questo numero | Abbonati