17 novembre 2014 10:07

Bahrein
Il 22 novembre il Bahrein andrà alle urne per scegliere i 40 rappresentanti del ramo elettivo del parlamento. Formalmente il paese è una monarchia costituzionale, ma il potere della famiglia regnante, Al Khalifa, è pressoché assoluto, e questo toglie valore sostanziale alla scelta degli elettori. La campagna elettorale è stata segnata dall’annuncio del boicottaggio del voto da parte di Al Wefaq, principale partito d’opposizione e rappresentante politico della maggioranza sciita che da oltre due secoli vive sotto il dominio della dinastia sunnita. Al di là del risultato del 22 novembre, l’attenzione è focalizzata sul rischio che queste elezioni accentuino la frattura religiosa del paese, esplosa nel 2011 in proteste di piazza e disordini e che, nonostante la dura repressione, resta ancora aperta.

Tunisia
Il 23 novembre i cittadini tunisini voteranno nelle prime elezioni presidenziali dalla caduta del regime di Zine el Abidine Ben Ali e dall’approvazione della nuova costituzione. Il favorito è Béji Caïd Essebsi, leader del partito d’ispirazione laica Nidaa Tounes, vincitore del voto legislativo di un mese fa. Essebsi potrebbe superare subito il primo turno, anche grazie alla scelta del principale movimento islamista, Ennahda, di non presentare un suo candidato. La campagna elettorale è stata caratterizzata dal dibattito sul futuro assetto del paese e sulle alleanze politiche che dovranno guidarlo. Con queste elezioni si chiude in Tunisia la fase di transizione seguita alla “rivoluzione dei gelsomini” e se ne apre una nuova, che sta nascendo sotto il segno dell’unica democratizzazione di successo nata dalle primavere arabe.

Isole Salomone
Il 19 novembre si svolgono le elezioni per il rinnovo del parlamento nazionale delle isole Salomone. L’esasperato multipartitismo e il tradizionale successo di candidati indipendenti renderanno certamente necessaria la formazione di un’ampia ed eterogenea coalizione di governo. Nonostante si tratti della prima consultazione popolare dalla fine della missione di peacekeeping Ramsi (Regional assistance mission to the Solomon islands), che per dieci anni ha garantito la pace dopo la guerra civile scoppiata nel 1998, la campagna elettorale si è svolta senza gravi tensioni. I temi più dibattuti sono stati l’elevato assenteismo dei parlamentari uscenti, la necessità di una maggiore rappresentanza politica femminile e la sostenibilità di un sistema industriale basato sulla produzione di legname e sull’estrazione mineraria.

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