30 aprile 2015 15:14

Tre mesi dopo essere salito al trono, re Salman bin Abdulaziz dell’Arabia Saudita ha rimosso dal ruolo di principe ereditario il fratellastro, Muqrin bin Abdulaziz, e l’ha sostituito con il nipote, l’attuale ministro dell’interno Mohammed bin Nayef. Inoltre ha scelto uno dei suoi figli come secondo nella linea di successione al trono. È una delle più grandi ristrutturazioni ai vertici del potere nella storia del regno, che accelera la transizione alla nuova generazione di principi e consolida la linea di discendenza di re Salman nei prossimi decenni. Il decreto che ha annunciato questi cambiamenti è stato approvato dal Consiglio di fedeltà, un comitato composto dai rappresentanti delle famiglie di ognuno dei figli di re Abdulaziz ibn Saud, che fondò il regno nel 1932.

Il principe saudita Mohammed bin Nayef partecipa a una cerimonia militare vicino Riyadh, il 25 settembre 2012. (Fahad Shadeed, Reuters/Contrasto)

Ecco i protagonisti della vicenda saudita e le motivazioni e le conseguenze del cambiamento ai vertici del regno.

Re Salman bin Abdulaziz

  • È salito al trono il 23 gennaio, al posto del fratellastro Abdullah bin Abdulaziz, morto a 91 anni dopo essere stato ricoverato per un’infezione ai polmoni. Il nuovo re, 75 anni, è più vicino agli ulama (le autorità religiose del regno) rispetto al suo predecessore. È uno dei cosiddetti “sette Sudairi”, i sette fratelli nati dall’unione tra il fondatore della dinastia e della sua sposa favorita, Hassa bint Ahmed al Sudairi, il ramo più grande e coeso della famiglia reale.
  • Politica interna. Da quando è salito al trono, re Salman ha promosso una serie di cambiamenti nel governo. Ha abolito i 17 consigli che avevano gestito fino ad allora gli affari del governo e al loro posto ha istituito due comitati per occuparsi della sicurezza, delle questioni politiche e dello sviluppo economico. Inoltre ha rimosso alcuni principi importanti dalle loro posizioni e ha sostituito i governatori delle province.
  • Politica estera. La posizione cauta e defilata nei confronti delle crisi regionali e l’approccio diplomatico sono stati messi da parte. L’Arabia Saudita ha assunto un ruolo più forte sostenendo attivamente i ribelli siriani che combattono contro il presidente Bashar al Assad, ed entrando a far parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti contro il gruppo Stato islamico in Iraq e in Siria. La nuova linea è stata confermata quando Riyadh si è messa a capo della coalizione dei paesi dell’area nell’operazione militare contro i ribelli houthi nello Yemen. L’iniziativa punta a creare un blocco degli stati arabi sunniti contro l’espansionismo dell’Iran sciita.

I principi ereditari manterranno anche gli incarichi di governo. Entrambi hanno dimostrato scarso interesse nei confronti delle riforme democratiche e sociali, mentre hanno puntato l’attenzione sulla sicurezza interna ed esterna. Favorevoli a rafforzare i legami con gli Stati Uniti, sostengono politiche volte a presentare l’Arabia Saudita come protagonista indipendente sullo scacchiere regionale.

1. Mohammed bin Nayef, attuale ministro dell’interno, nominato principe ereditario.

  • È il primo nipote del fondatore del regno a entrare nella linea di successione. Finora l’incarico è sempre stato ricoperto da un figlio di re Abdulaziz.
  • Ha 55 anni. È figlio dell’ex erede al trono Nayef bin Abdulaziz, morto nel giugno 2012, e nipote di re Salman. Ha due figlie e, a quanto si sa, nessun figlio maschio.
  • Prende il posto di Muqrin bin Abdulaziz, 69 anni, il figlio più giovane ancora in vita del fondatore del regno.
  • È diventato viceministro dell’interno nel 1999 e ha guidato una repressione contro i jihadisti dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti.
  • Nel 2009 è sopravvissuto a un attentato suicida di Al Qaeda.
  • In seguito alla morte del padre nel 2012, ha preso il suo posto come ministro dell’interno.
  • Appena salito al trono, a gennaio re Salman lo ha nominato secondo erede al trono dopo il principe ereditario Muqrin bin Abdulaziz.
  • È una figura gradita agli Stati Uniti, con cui è in buoni rapporti.

2. Mohammed bin Salman, attuale ministro della difesa, nominato secondo erede al trono.

  • Ha circa trent’anni. La sua nomina è sorprendente in un regno che è sempre stato governato da sovrani tra i 70 e gli 80 anni.
  • È stato nominato ministro della difesa a gennaio e dal 26 marzo ha gestito l’operazione militare dell’Arabia Saudita contro i ribelli houthi nello Yemen.

Altre nomine

Re Salman ha anche sostituito il principe Saud al Faisal, ministro degli esteri da quarant’anni, con Adel al Jubeir, ambasciatore dell’Arabia Saudita a Washington dal 2007. L’allontanamento di Al Faisal non è sorprendente, dati i suoi problemi di salute, ma è la prima volta che l’incarico, di norma ricoperto da un membro della famiglia reale, è affidato a un cittadino comune. Al Jubeir si è laureato in due università statunitensi e la sua nomina è vista come un ulteriore avvicinamento di Riyadh a Washington, in un momento in cui in Arabia Saudita è diffusa la preoccupazione che un accordo sul nucleare tra l’Iran e la comunità internazionale possa espandere l’influenza di Teheran nella regione.

Inoltre il re ha nominato Adel Faqih come ministro dell’economia e Hamad al Suwailim come nuovo capo della corte reale. È stata rimossa anche la viceministra dell’istruzione per le ragazze, Nora al Fayez, la donna che dal febbraio del 2009 ricopriva l’incarico più importante nel governo saudita. Aveva cercato di introdurre programmi sportivi femminili nelle scuole pubbliche, incontrando l’opposizione dei conservatori religiosi.

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