11 maggio 2015 17:08
David Cameron davanti alla residenza di Downing street a Londra, l’11 maggio 2015. (Stefan Wermuth, Reuters/Contrasto)

Il primo ministro britannico David Cameron ha messo a punto la nuova lista di governo dopo la vittoria inattesa alle elezioni politiche del 7 maggio. L’unica sorpresa è stata l’esclusione del sindaco di Londra Boris Johnson, a cui gli osservatori attribuivano ambizioni di leadership nel partito conservatore, e che per il momento si limiterà ad assistere alle riunioni dell’esecutivo. Per il resto, il premier ha puntato su una squadra all’insegna della continuità, solo con una maggiore presenza di donne e di euroscettici. Perché, come ha spiegato lui stesso in un incontro con i suoi deputati a Westminster, ora sente di avere il “mandato” per ritrattare le condizioni di adesione all’Unione europea. “Abbiamo un mandato” ha dichiarato Cameron ai giornalisti prima di incontrare i neoeletti tory, “sarà dura ovviamente ma abbiamo un mandato”.

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All’indomani del voto, il premier aveva già confermato i quattro pesi massimi del precedente esecutivo: George Osborne alle finanze, Theresa May all’interno, Philip Hammond agli esteri e Michael Fallon alla difesa. Altre nomine sono arrivate durante il fine settimana, tra cui quella di Michael Gove alla giustizia, di Nicky Morgan all’istruzione (riconferma) e dell’euroscettico Mark Harper come capogruppo della maggioranza alla camera dei comuni. Prima di incontrare i deputati stamattina, Cameron ha infine proceduto alla nomina di un’altra decina di ministri, fra cui le donne Amber Rudd all’energia e cambiamenti climatici e Priti Patel al lavoro.

Dopo un primo mandato dedicato soprattutto alle “riparazioni e la ripresa” dopo la crisi finanziaria, il leader conservatore intende concentrare ora le sue energie per “ripristinare un senso di giustizia” nella società, come ha spiegato lui stesso. “Rinnoveremo anche le nostre relazioni con l’Europa, cercando di assicurarci un miglior accordo per i britannici” ha aggiunto Cameron, che dopo la vittoria elettorale ha ribadito la promessa di indire un referendum sull’adesione del Regno Unito all’Unione europea “entro la fine del 2017”.

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