27 maggio 2015 18:27

La legge Severino (“Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità”) è entrata in vigore nel novembre del 2012 durante il governo Monti, e deve il suo nome alla ministra della giustizia Paola Severino. Il primo disegno di legge sul tema era stato proposto da Angelino Alfano nel 2010, allora ministro della giustizia nel governo Berlusconi.

La legge stabilisce la sospensione dall’incarico di un amministratore pubblico, su richiesta del prefetto e del ministero dell’interno, per un periodo di almeno diciotto mesi per i condannati, anche solo in primo grado, per reati come corruzione, concussione, abuso d’ufficio, peculato. Un cittadino che abbia subito una condanna di questo tipo può però candidarsi a una carica pubblica ed essere eletto, ma poi eventualmente decadere.

Cosa succede se la cassazione trasferisce la competenza sulla legge Severino ai tribunali ordinari, nei casi dei sindaci di Napoli e Salerno

Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, era stato sospeso dal suo incarico dal prefetto a causa di una condanna per abuso di ufficio nel settembre del 2014 e poi reintegrato dal Tar, che ha “sospeso la sospensione” del prefetto e rinviato gli atti alla corte costituzionale, che dovrebbe pronunciarsi a ottobre, “per non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale degli articoli 10 e 11 del D.Lgs. 235/2012”. Dopo la sentenza della cassazione la decisione del Tar sarà annullata e De Magistris avrà trenta giorni per rivolgersi al tribunale ordinario che deciderà sulla sua permanenza in carica.

Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e candidato alla presidenza della Campania, è stato condannato in primo grado a un anno di carcere, a gennaio, per abuso d’ufficio. Sospeso dal prefetto, era stato reintegrato da una decisione del Tar. De Luca è anche candidato alla presidenza della regione Campania per il Partito democratico. Ha potuto presentarsi alle elezioni perché, secondo l’articolo 7 della legge Severino, sono esclusi dalla candidatura solo i condannati con sentenza definitiva.

Se eletto presidente della Campania, ci sono tre possibilità: il giudice ordinario – di fronte a un provvedimento del prefetto che sospende De Luca – potrebbe decidere di non reintegrarlo; il giudice ordinario potrebbe reintegrarlo, rinviando gli atti alla corte costituzionale; il giudice ordinario potrebbe emettere un provvedimento di sospensione cautelare, che dovrà essere firmata per decreto dal premier Matteo Renzi, e decidere nel merito dopo la pronuncia della consulta sulla legittimità costituzionale della legge.
Le decisioni dei tribunali ordinari prevedono tempi più lunghi rispetto ai Tar, e in caso di sospensione di De Luca la Campania rischierebbe di rimanere senza governo, perché insieme al presidente decadrebbe anche la giunta regionale.

La sentenza della corte di cassazione non dovrebbe far decadere i ricorsi presentati dai tribunali regionali amministrativi (Tar) alla corte costituzionale sulla legittimità della legge. Nel frattempo anche la corte d’appello di Bari si è rivolta alla consulta per decidere sul caso di un consigliere regionale pugliese. Probabilmente le due questioni saranno riunite e ci sarà una decisione comune della corte.

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