27 maggio 2015 15:55

Paula Cooper, figura simbolo per le campagne contro la pena di morte negli Stati Uniti, è stata trovata morta all’età di 45 anni a Indianapolis. La polizia ritiene che si sia suicidata con un colpo d’arma da fuoco. Nel 1986, quand’era ancora minorenne, Cooper diventò la più giovane detenuta in un braccio della morte: fu condannata alla pena capitale dopo che confessò di aver accoltellato a morte un’anziana insegnante di religione per derubarla insieme a un gruppo di coetanei.

Il caso mise in risalto l’atrocità della legge dell’Indiana che ammetteva la pena di morte per i bambini sopra i dieci anni e scatenò pesanti proteste su scala internazionale. Contro la condanna a morte di Cooper si espresse papa Giovanni Paolo II, furono raccolte due milioni di firme per sensibilizzare le Nazioni Unite e prese il via, su iniziativa dei radicali italiani, il movimento “Non uccidere”. Dopo tre anni, la condanna fu commutata a 60 anni di reclusione, che diventarono 27 per buona condotta. Cooper era uscita di prigione, in libertà condizionata, due anni fa.

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