15 giugno 2015 08:42

L’ultima tornata di colloqui tra i negoziatori greci e l’Unione europea non ha prodotto alcun accordo. Un portavoce della Commissione a Bruxelles ha dichiarato che nonostante ci siano stati progressi, sono rimaste divergenze “significative”. L’Europa chiede ad Atene tagli alla spesa per due miliardi di euro, per sbloccare i fondi internazionali che aiutino la Grecia a evitare il default.

Il vicepremier greco, Yannis Dragasakis, ha fatto sapere che Atene è ancora pronta a negoziare con i suoi creditori. Ha spiegato che le proposte inviate domenica 14 giugno dall’esecutivo greco hanno coperto completamente il deficit fiscale, come richiesto. Dragasakis ha tuttavia ricordato che l’Ue e e il Fondo monetario internazionale pretendono che la Grecia tagli ulteriormente le pensioni, una richiesta considerata irricevibile dal governo ellenico.

Tsipras avrebbe accettato un taglio a stipendi e pensioni limitato alle fasce più alte di reddito, ma a tenere distanti le parti ci sono ancora gli obiettivi dell’avanzo primario, ossia il saldo tra le entrate e le uscite dello stato al netto degli interessi sul debito. Le istituzioni chiedono l’1 per cento del pil per quest’anno, il 2 per cento per il 2016, il 3 per cento per il 2017 e il 3,5 per cento a partire dal 2018. L’ultima offerta di Atene era del 7,5 per cento per quest’anno e dell’1,75 per cento per il 2016.

Il paese, a corto di liquidità, sta cercando di arrivare a un’intesa per un accordo di finanziamento con l’Ue e l’Fmi entro la fine di giugno, per scongiurare il default. I ministri delle finanze dell’eurozona discuteranno di Grecia giovedì, in occasione del loro prossimo incontro: probabilmente uno degli ultimi appuntamenti che Atene ha a disposizione per arrivare a un accordo. “Il presidente Jean-Claude Juncker resta convinto che con iniziative riformiste più decise da parte greca e con la volontà politica di tutte le parti, una soluzione possa ancora essere trovata prima della fine del mese”, ha fatto sapere un portavoce della Commissione.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it