16 giugno 2015 19:19
L’ex presidente Mohamed Morsi durante il processo nel tribunale del Cairo. (Khaled Desouki, Afp)

L’organizzazione dei Fratelli musulmani ha definito la sentenza con cui un tribunale del Cairo ha condannato a morte l’ex presidente Mohamed Morsi e altri esponenti del gruppo “nulla e senza valore”. In una dichiarazione sulla sua pagina Facebook, l’organizzazione ha esortato i suoi sostenitori a una “rivolta popolare”, venerdì 19 giugno. L’ex presidente è stato condannato alla pena capitale per il ruolo svolto nell’evasione di massa di esponenti del suo partito da un carcere e per avere pianificato attacchi contro la polizia durante la rivolta di gennaio e febbraio del 2011. In totale sono stati condannati a morte circa cento affiliati dei Fratelli musulmani, tra cui la guida spirituale Mohamed Badie, molti dei quali in contumacia.

La stessa corte ha condannato Morsi all’ergastolo, che in Egitto equivale a 25 anni di carcere, nell’ambito di un secondo processo, intentato contro di lui per spionaggio a favore dell’Iran e delle organizzazioni Hamas e Hezbollah.

Mohamed Morsi è stato eletto presidente nel giugno del 2012, nelle prime elezioni libere del paese dopo il rovesciamento di Hosni Mubarak in seguito alle rivolte del 2011. Nel luglio del 2013 è stato destituito dalle forze armate guidate da Abdel Fattah al Sisi. Da allora, il governo ha attuato una dura repressione nei confronti dei sostenitori dei Fratelli musulmani: almeno 1.400 manifestanti sono stati uccisi, 41mila persone sono in carcere per motivi politici e centinaia sono state condannate a morte in processi che le Nazioni Unite hanno definito senza precedenti.

Sono sette i processi in cui Morsi è imputato.

  1. Accusa: aver pianificato, in collusione con i palestinesi di Hamas e i libanesi di Hezbollah, l’evasione dal carcere dei vertici dei Fratelli musulmani e le aggressioni alle forze dell’ordine durante le rivolte che portarono alla destituzione dell’allora presidente Hosni Mubarak nel 2011. Morsi si trovava nel carcere di Wadi Natrun, alla periferia del Cairo, insieme ad altri esponenti dei Fratelli musulmani. Nel gennaio del 2011 il carcere fu assalito da un gruppo di uomini armati, ritenuti combattenti di Hamas, e migliaia di detenuti furono liberati. Morsi e gli altri imputati sono accusati anche di avere sequestrato e ucciso alcune guardie carcerarie, di avere danneggiato e dato fuoco alla struttura e di avere saccheggiato il deposito di armi del carcere. Verdetto: Condannato a morte il 16 maggio del 2015. Condanna confermata il 16 giugno, dopo la valutazione del gran mufti d’Egitto. È possibile un processo d’appello.
  2. Accusa: spionaggio e cospirazione a favore di potenze straniere. L’ex presidente è accusato di aver fatto arrivare in Iran dossier con documenti sensibili tra il 2005 e il 2013 e di avere collaborato con Hamas e Hezbollah con l’intento di “compiere attentati terroristici nel paese, per seminare caos e rovesciare lo stato”. Secondo l’accusa, nel 2005 i Fratelli musulmani misero in atto il programma di mandare alcuni affiliati ad addestrarsi nei campi militari gestiti da Hamas nella Striscia di Gaza, da Hezbollah in Libano e dalla Guardia rivoluzionaria in Iran. Una volta rientrati i combattenti si sarebbero uniti ai gruppi jihadisti attivi nella penisola del Sinai, con l’obiettivo di creare l’instabilità che portò alla rivoluzione del 2011. Verdetto: condannato all’ergastolo (25 anni) il 16 giugno 2015.
  3. Accusa: istigazione all’omicidio di due manifestanti e del giornalista Al Hussein Abu Deif durante le proteste fuori del palazzo presidenziale nel dicembre del 2012. Verdetto: prosciolto.
  4. Accusa: incitamento all’uso della forza e alla violenza nei confronti dei manifestanti durante gli stessi disordini del 2012. Il 5 dicembre del 2012 una serie di contestate riforme costituzionali portate avanti dall’allora capo di stato scatenò manifestazioni davanti al palazzo presidenziale di Ittihadiya. Ne seguirono episodi di guerriglia urbana tra sostenitori e oppositori, che sfociarono in dieci morti e decine di feriti. Verdetto: venti anni di lavori forzati.
  5. Accusa: aver messo in pericolo la sicurezza nazionale facendo trapelare alcuni documenti segreti al Qatar e al canale Al Jazeera. Morsi è accusato di aver consegnato al Qatar attraverso la rete televisiva Al Jazeera documenti rilevanti sulla sicurezza nazionale egiziana quando rivestiva l’incarico di presidente, minacciando in questo modo la sicurezza nazionale del paese. Verdetto: Processo in corso.
  6. Accusa: Truffa in relazione al programma economico dei Fratelli musulmani per la ripresa del paese, chiamato Rinascita (Al Nahda). Verdetto: Processo in corso.
  7. Accusa: oltraggio alla magistratura. Morsi è accusato di avere insultato i giudici e il sistema giudiziario in interviste televisive e in discorsi pubblici. In particolare è accusato di avere insultato il giudice Aly Mohamed Ahmed el Nemr nel discorso presidenziale del 26 giugno del 2013. Verdetto: Processo in corso.

I giudici hanno condannato a morte anche altre figure di spicco della Fratellanza musulmana, tra cui la guida spirituale Mohamed Badie. Finora nessuna condanna è stata eseguita. Tutte le condanne devono essere valutate dal gran mufti d’Egitto, interprete della legge islamica. Anche in seguito alla sua approvazione, il condannato può ricorrere in appello.

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