23 luglio 2015 16:33
Piantagioni di palme da olio nel nordovest della Liberia, il 10 dicembre 2012. (Anne Chaon, Afp)

Alcune comunità locali della Liberia hanno subìto pressioni per svendere le loro terre a un’azienda di olio di palma durante l’epidemia di ebola dello scorso anno. Lo denuncia l’organizzazione Global witness, accusando in un rapporto la Golden Varoleum (Gvl), una succursale dell’azienda indonesiana Golden Agri-Resourced, il secondo più grande produttore di olio di palma al mondo, di essersi appropriata di più di 13.350 ettari di terra tra agosto e novembre del 2014.

Secondo l’organizzazione, chi rifiutava di firmare veniva picchiato e arrestato. L’azienda inoltre, avrebbe approfittato del panico scatenato dall’epidemia di ebola, che in Liberia ha ucciso più di 4.800 persone, e avrebbe riunito centinaia di persone per firmare gli accordi in un periodo in cui il contatto fisico e i raduni pubblici erano fortemente sconsigliati.

La Gvl è stata accusata di essersi impossessata della terra senza il consenso delle comunità anche dal gruppo Forest peoples programme, che difende i diritti delle popolazioni indigene. In un rapporto pubblicato ad aprile, l’organizzazione sottolinea che le procedure utilizzate dall’azienda per informare le comunità non soddisfano gli standard internazionali.

In base a un accordo del 2010, il governo della Liberia ha acconsentito a concedere alla Gvl circa 220mila ettari di terra su un periodo di 65 anni in cinque province sudorientali. Migliaia di ettari sono già stati ripuliti e sono state piantate palme da olio, in territori in cui l’insicurezza alimentare è particolarmente forte. La Gvl ha aumentato la sua presenza in Liberia negli ultimi anni, con il sostegno del governo. Circa 3.400 liberiani lavorano per l’azienda, che ha un ufficio nella capitale Monrovia. L’olio di palma è l’olio vegetale più usato al mondo e il valore della sua produzione è stimato in 20 miliardi di dollari l’anno.

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