01 ottobre 2015 12:43

I vertici militari di Stati Uniti e Russia si incontreranno il prima possibile per evitare che i rispettivi attacchi sulla Siria finiscano per confliggere tra loro.

Mosca ha lanciato mercoledì 30 settembre i primi attacchi aerei nel paese in cui dal marzo del 2011 è in corso una guerra civile tra le forze governative e i gruppi che si oppongono al regime del presidente Bashar al Assad, un conflitto in cui si sono inseriti nell’ultimo anno anche i jihadisti dello Stato islamico. Funzionari della difesa russi hanno dichiarato di avere effettuato 20 raid aerei contro postazioni dello Stato islamico.

I dubbi della Nato.
Eppure la Nato ha fatto notare quanto scarso sia stato il coordinamento tra Mosca e le altre forze che da tempo sono intervenute contro lo Stato islamico. Insieme ad altri paesi occidentali e del Golfo, da mesi gli Stati Uniti bombardano le roccaforti dei jihadisti sia in Siria che in Iraq.

Le preoccupazioni di Washington.
Il segretario di stato statunitense John Kerry e il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov si sono incontrati ieri per la terza volta in una settimana, a margine della 70ª assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York. Il capo della diplomazia di Washington ha espresso preoccupazione per la tipologia di obiettivi colpiti dalla Russia in Siria. Kerry ha sottolineato di essere stato avvertito con appena un’ora di anticipo del fatto che Mosca sarebbe partita con i suoi attacchi, indipendenti da quelli della coalizione guidata dagli Stati Uniti, perché sollecitati dal presidente siriano. Proprio per questo, gli Stati Uniti hanno espresso il timore che gli obiettivi russi non fossero i jihadisti dello Stato islamico, ma piuttosto i gruppi che combattono contro Assad, alleato della Russia, ma considerato dagli Stati Uniti e da parte della comunità internazionale un “tiranno da deporre”, come l’ha definito il presidente statunitense Barack Obama all’assemblea generale dell’Onu il 28 settembre.

Parlando al Consiglio di sicurezza dell’Onu, Kerry aveva detto che gli Stati Uniti “sono pronti a dare il benvenuto” agli attacchi russi in Siria se “riflettono un impegno genuino a sconfiggere” i jihadisti. Il segretario di Stato aveva però precisato che l’amministrazione Obama “sarebbe seriamente preoccupata se la Russia dovesse attaccare aree dove gli affiliati dello Stato islamico e di Al Qaeda non stanno operando perché bombardamenti di questo tipo metterebbero in dubbio le reali intenzioni della Russia nella sua lotta allo Stato islamico”.

I dubbi dei media.
Il New York Times e il Wall Street Journal riferiscono che i raid russi hanno preso di mira i ribelli che gli Stati Uniti invece supportano, alcuni dei quali vengono addestrati dalla Cia. La televisione libanese al-Mayadeen ha informato che gli aerei russi hanno bombardato le posizioni dei ribelli nelle zone rurali attorno alla città nordoccidentale di Jisr al Shughour, che è controllata dagli insorti, tra cui i miliziani del Fronte al nusra, affiliato ad Al Qaeda.

La risposta della Russia.
Il Cremlino ha risposto dicendo che gli attacchi aerei russi in Siria sono mirati ad un elenco di note organizzazioni terroristiche.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it