15 ottobre 2015 13:28

Tre street artist arabi hanno accusato la serie tv statunitense Homeland di razzismo e le loro critiche sono andate in onda in una puntata della serie girata a Berlino. Assunti per rendere più realistico il set di Homeland con dei graffiti in arabo, i tre artisti, Heba Amin, Caram Kapp e Stone, hanno fatto una serie di scritte molto critiche nei confronti del programma, tra le quali “Homeland è razzista”.

Le scritte sono finite quindi nella seconda puntata della quinta stagione della serie, andata in onda l’11 ottobre negli Stati Uniti. Il set creato per la puntata rappresentava un campo profughi al confine tra la Siria e il Libano.

In un post sul sito dell’artista Heba Amin, che è egiziana e vive tra Il Cairo e Berlino, i tre writer hanno raccontato come hanno deciso di sabotare Homeland, ammettendo di aver accettato il lavoro solo per attaccare pubblicamente la serie.

Nel primo incontro con la produzione, a Heba Amin, Caram Kapp e Stone è stato chiesto di realizzare scritte senza un preciso contenuto politico. La produzione, secondo i tre artisti, si è dimostrata anche poco preparata sulla cultura islamica, dicendo: “La frase Maometto è il più grande è benvenuta ovviamente”. Un errore, visto che la tipica espressione di richiamo dei muezzin, “Allahu akbar” significa “Allah è il più grande”. Inoltre sono state mostrate come esempio delle immagini di graffiti in favore del dittatore siriano Bashar al Assad – “come se fosse normale trovarle in un campo profughi siriano”, hanno commentato gli artisti.

Heba Amin, Caram Kapp e Stone hanno cominciato il lavoro sul set scrivendo slogan e proverbi che potevano essere interpretati come critiche alla serie. Poi, dato che nessuno li controllava, hanno cominciato a criticarla esplicitamente. Riferendosi agli scenografi, i tre artisti hanno scritto: “Per loro le scritte in arabo servono solo a completare la fantasia di un Medio Oriente da horror, un’immagine da manifesto che disumanizza un’intera regione riducendola a un insieme di profughi e di persone che indossano burka neri”.

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Oltre a “Homeland è razzista” gli artisti hanno scritto anche: “Homeland è uno scherzo e non ci ha fatto ridere”, “Questo programma non è rappresentativo dell’opinione dell’artista” e, giocando sul significato del titolo della trasmissione, “La patria non è una serie tv”. Il programma è stato criticato più volte per la sua rappresentazione di arabi, pachistani e afgani, nonché delle città di Beirut e Islamabad. A un personaggio importante della serie, un terrorista, è stato dato lo stesso nome di un ex ambasciatore pachistano negli Stati Uniti. Nella serie, Al Qaeda è presentata come un’iniziativa iraniana legata anche a Hezbollah.

Homeland racconta le vicende di un ex agente della Cia, Carrie Mathison, impegnata a combattere il terrorismo tra gli Stati Uniti e il Medio Oriente. Un articolo del Washington Post l’ha definita il “programma televisivo più intollerante”.

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