Cinque cittadini britannici sono morti nel naufragio di un’imbarcazione turistica per l’avvistamento delle balene al largo della cittadina di Tofino, sull’isola di Vancouver. Una sesta persona è dispersa: gli altri 21 passeggeri a bordo della Leviathan II sono stati soccorsi dalla guardia costiera. Sono stati portati quasi tutti all’ospedale di Tofino, dove hanno dovuto essere riscaldati a causa del tempo passato in acqua. I residenti locali si sono offerti di accogliere naufraghi, a cui hanno donato cibo e vestiti.

Tofino ha circa duemila abitanti ed è una famosa meta turistica per surfisti ed escursionisti provenienti da tutto il mondo. Non è la prima volta che affonda una barca della compagnia Jamie’s whaling station and adventure centres: nel 1998, nella stessa zona, c’era stato un altro naufragio in cui erano morti il capitano dell’imbarcazione e un turista tedesco.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.
Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Il naufragio della Leviathan II è avvenuto nel pomeriggio di domenica e non si conoscono le cause dell’incidente: sarà svolta un’indagine per determinarle. Le condizioni meteorologiche erano favorevoli alla navigazione, anche se in quel tratto di mare è comune assistere a veloci cambiamenti. Secondo un abitante del luogo che lavora in un’altra compagnia che organizza escursioni, al momento del naufragio c’erano onde alte fino a quattro metri. La barca era equipaggiata con giubbotti salvagente, unica misura di sicurezza richiesta sulle imbarcazioni del genere e sui traghetti.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Justin Trudeau, primo ministro eletto il 19 ottobre, ha dedicato un pensiero alle vittime e alle loro famiglie e ha ringraziato le squadre di salvataggio che hanno portato in salvo la maggior parte dei passeggeri della Leviathan II.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it