18 dicembre 2015 17:38

L’aviazione militare libica ha pubblicato su Facebook le foto di 20 militari delle forze speciali statunitensi in abiti civili atterrati nella base di Al Wattiya, in Libia. Secondo la fonte, gli americani sarebbero arrivati il 14 dicembre ma sarebbero ripartiti poco dopo su richiesta di un comandante locale perché non avevano l’autorizzazione per rimanere alla base. Non è chiaro se un’altra divisione della difesa libica avesse autorizzato la missione, scrive il Guardian.

Gli Stati Uniti. Fonti del Pentagono hanno confermato l’episodio a Nbc news. Le stesse fonti hanno riferito che forze speciali statunitensi “vanno e vengono dalla Libia da un po’ di tempo ormai”, soprattutto con un ruolo di consiglieri per le forze militari libiche più che per operazioni di combattimento o addestramento. In ogni caso, le foto postate dai libici su Facebook sono la prima prova della presenza di militari statunitensi dal giugno dell’anno scorso, quando un commando in coordinamento con l’Fbi aveva catturato Ahmed Abu Khattala, coinvolto nell’uccisione dell’ambasciatore statunitense Chris Stevens a Bengasi, nel 2012.

La base aerea di Al Wattiya, a sudovest di Tripoli, è una delle più grandi in Libia ed è usata come centrale operativa per le operazioni del governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, contro Alba libica, la coalizione di forze islamiste che controlla il governo nell’ovest del paese. Solo il deserto la separa da Ajaylat, la base dei jihadisti del gruppo Stato islamico (Is) situata alle porte di Sabrata.

Nelle ultime settimane, aerei da ricognizione francesi e statunitensi hanno sorvolato Sabrata e le basi dell’Is più ad est, a Sirte, Bengasi e Derna, e non è quindi escluso che il commando statunitense avesse l’obiettivo di individuare altri obiettivi per futuri bombardamenti, come ha scritto il sito libico Libya Herald.

I britannici. Il Times di Londra ha scritto che mille soldati britannici sono “in standby” in Libia, in attesa di partecipare a una possibile missione militare internazionale guidata dall’Italia. I militari britannici dovrebbero avere un ruolo di istruttori per l’esercito del nuovo governo di unità nazionale, che dovrebbe nascere dall’accordo di tregua firmato sempre il 17 a Skhirat in Marocco.

L’intelligence italiana. Lo stato maggiore della difesa italiano ha fin qui smentito la presenza di qualsiasi militare in Libia ma che nel paese ci sia un’attività d’intelligence da parte dell’Italia, soprattutto vicino agli impianti petroliferi dell’Eni, è stato indicato più volte da diverse fonti fin dal 2011. Il Foglio ne ha riparlato in un articolo recente.

E il 15 dicembre la Stampa di Torino ha scritto che il generale Paolo Serra, consigliere militare del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, ha chiesto una quarantina di giorni per mettere in sicurezza Tripoli, grazie alla formazione delle future forze armate e di sicurezza libiche con il contributo di centinaia di carabinieri, soprattutto istruttori, e militari britannici.

Alla recente conferenza internazionale di Roma è stato chiaro che i paesi coinvolti nel processo di pace, come l’Italia, contano nel fatto che il futuro governo di unità nazionale possa chiedere assistenza militare contro la minaccia jihadista. Non sembra quindi un caso che subito dopo la notizia della firma a Skhirat siano uscite le indiscrezioni sui preparativi di un intervento internazionale coordinato che contrasti l’avanzata dello Stato islamico nel paese nordafricano.

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