30 giugno 2016 16:54

Sono passati due giorni dall’attentato di martedì 28 giugno all’aeroporto internazionale Atatürk di Istanbul. Le autorità turche sospettano il coinvolgimento del gruppo Stato islamico, ma le informazioni sull’accaduto sono poche e confuse. Le vittime dell’attentato sono 43, tra cui 19 stranieri. Ecco cosa sappiamo finora della vicenda:

La ricostruzione dell’attentato. Il primo ministro turco, Binali Yıldırım, ha dichiarato che gli aggressori sono arrivati ​​in aeroporto a bordo di un taxi alle 22 (le 21 in Italia). Ha aggiunto che “i terroristi, dopo aver provato a superare i controlli di sicurezza” all’ingresso del terminal hanno cambiato idea e “hanno estratto le armi prima di passare i controlli”, sparando indiscriminatamente contro le persone. Uno di loro si è fatto esplodere all’esterno dell’aeroporto. Gli altri hanno approfittato del panico per entrare nell’edificio e farsi esplodere.

Gli arresti e la nazionalità dei kamikaze. La polizia turca ha arrestato tredici persone. Tre delle persone fermate sono di origine straniera. La polizia ha condotto raid in 13 appartamenti della città in cerca di possibili complici. Secondo alcune indiscrezioni della polizia turca, riportate dalla Reuters, i tre attentatori suicidi sono di nazionalità russa, uzbeca e kirghisa. Ma il quotidiano Hürriyet ha scritto che uno dei kamikaze sarebbe un ceceno, Osman Vadinov, arrivato in Turchia dopo essere stato a Raqqa, roccaforte dello Stato islamico in Siria.

Nessuna rivendicazione. Al momento non c’è stata nessuna rivendicazione dell’attentato, ma Ankara è incline a pensare che si tratti di un’azione condotta dal gruppo Stato islamico. “Tutti gli indizi fanno pensare allo Stato islamico”, ha detto il primo ministro turco Binali Yıldırım. Negli Stati Uniti il direttore della Cia, John Brennan, ha detto che l’attacco “ha i tratti distintivi della depravazione dello Stato islamico”.

Anche il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha detto che l’attacco suicida all’aeroporto di Istanbul potrebbe essere legato all’organizzazione jihadista. Per le dimensioni, gli obiettivi e le tecniche usate, tuttavia, non presenta somiglianze con le azioni precedenti dello Stato islamico, anche se ci sono alcuni dettagli in comune con l’attentato all’aeroporto Zaventem di Bruxelles. È escluso che si sia trattato di estremisti curdi, perché di solito questi gruppi colpiscono le forze dell’ordine, le caserme o convogli militari, soprattutto nel sudest del paese.

Perché il gruppo Stato islamico non rivendica l’attentato? L’organizzazione jihadista finora non si è mai attribuita la responsabilità di un attacco in Turchia, tranne che di una serie di omicidi di giornalisti o esponenti dell’opposizione siriana nelle città di confine come Gaziantep e Urfa. Ma questo silenzio non significa che lo Stato islamico non agisca in Turchia.

L’attentato contro l’aeroporto internazionale Atatürk potrebbe essere il settimo commesso dal gruppo jihadista dal gennaio 2015, il terzo a Istanbul. L’ipotesi più diffusa per spiegare il “silenzio”è la dipendenza del gruppo dallo stato confinante: il territorio turco è il principale luogo di passaggio per i mezzi, i miliziani e i combattenti stranieri dell’Is. Per questo finora lo Stato islamico avrebbe tenuto un basso profilo in Turchia. Ma l’attentato all’aeroporto Atatürk di Istanbul potrebbe essere un’improvvisa escalation della minaccia jihadista in Turchia.

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