23 gennaio 2017 14:30

Il 24 gennaio la corte costituzionale si esprimerà sulla legittimità costituzionale della legge elettorale cosiddetta Italicum. Le motivazioni della sentenza della corte saranno depositate tra il 15 e il 28 febbraio, ed è probabile che la consulta chieda al parlamento di approvare una nuova legge elettorale che recepisca le sue indicazioni. La consulta si riunirà in camera di consiglio il 24 gennaio ed emetterà la sentenza lo stesso giorno o quello successivo.

Relatore è il giudice Nicolò Zanon. Vincenzo Nunziata è il vice avvocato generale dello stato che difenderà l’Italicum per conto della presidenza del consiglio, ma in aula ci sarà l’avvocato generale Massella Ducci Teri che chiederà l’inammissibilità del ricorso, perché l’Italicum non è mai stato usato. In udienza ci saranno anche i legali che hanno presentato il ricorso contro l’Italicum.

La corte è stata interpellata da cinque tribunali – Trieste, Torino, Messina, Genova e Perugia – che hanno sollevato alcune questioni di legittimità per la possibile violazione di numerosi articoli della costituzione, tra cui, in particolare, quelli sulla sovranità popolare, sull’uguaglianza e sul diritto al voto. I ricorsi riguardano nove punti della legge, tra cui il ballottaggio, la soglia di sbarramento e il premio di maggioranza. La consulta avrebbe dovuto esaminare la legge elettorale il 4 ottobre, ma il 19 settembre ha deciso di far slittare la sentenza a una data successiva al referendum costituzionale del 4 dicembre.

Cosa prevede l’Italicum. È un sistema elettorale proporzionale che prevede una correzione maggioritaria con doppio turno, soglia di sbarramento e un premio di maggioranza. La legge istituisce cento collegi elettorali plurinominali, con capolista bloccati. Dal secondo candidato in poi ci sono le preferenze. Ogni elettore potrà esprimere al massimo due preferenze: in questo caso dovrà votare per una donna e per un uomo, pena l’annullamento della seconda preferenza.

La lista o il partito che ottiene più del 40 per cento al primo turno (o che vince al ballottaggio) prende il premio di maggioranza: 340 seggi su 630. I 290 seggi rimanenti sono assegnati agli altri partiti. Se nessuno riesce a superare il 40 per cento al primo turno si procede al ballottaggio tra i due partiti o liste che hanno ottenuto il maggior numero di voti.

La soglia di sbarramento per entrare in parlamento è fissata al 3 per cento. Al momento la legge elettorale Italicum (entrata in vigore nel luglio del 2016) è valida solo per l’elezione dei deputati, perché è stata scritta presumendo che la riforma costituzionale sarebbe stata approvata dagli elettori nel referendum del 4 dicembre, e i senatori non sarebbero più stati eletti a suffragio universale.

Quali sono i punti contestati. La corte dovrà stabilire se siano legittimi il premio di maggioranza, il ballottaggio, i capolista bloccati, la possibilità per il capolista di candidarsi in più collegi e di scegliere in quale collegio essere eletto, in caso di vittoria in più di un collegio.

Il premio di maggioranza, secondo i critici, sarebbe troppo alto, e non garantirebbe l’indipendenza del potere legislativo dal potere esecutivo e un’adeguata rappresentatività dell’opposizione. Il ballottaggio è stato criticato perché si terrebbe tra le due forze più votate indipendentemente dai voti presi. Quindi anche un partito che ottiene il 20 per cento dei voti al primo turno potrebbe andare al ballottaggio e ottenere la maggioranza assoluta dei seggi.

La legge elettorale è stata criticata anche perché i capolista sono bloccati e sono scelti dal partito e non dagli elettori. Inoltre l’Italicum è valido solo per la camera: se il ballottaggio restasse e non fosse approvata una nuova legge elettorale, al senato si voterebbe con un sistema a turno unico, alla camera con il doppio turno. Un impianto non omogeneo in contrasto con il bicameralismo paritario previsto dalla costituzione italiana.

Le proposte di riforma. Nel Partito democratico (Pd) ci sono diversi progetti per riformare la legge elettorale, ma starà al Pd, che ha 301 seggi alla camera e 113 seggi al senato, fare una proposta per riformare la legge con la quale si andrà a votare alle prossime elezioni. Prima del referendum c’era stata una proposta da parte della corrente renziana per cambiare l’Italicum come richiesto dalla minoranza del partito. La modifica prevedeva una riduzione del premio di maggioranza.

Altre proposte dello schieramento democratico sono il ritorno al Mattarellum (appoggiato dai bersaniani) e una modifica dell’Italicum proposta dalla corrente dei giovani turchi (premio di 90 seggi alla lista più votata ed eliminazione del secondo turno). Per modificare la legge il Pd dovrà trovare un accordo con gli altri partiti che al momento hanno posizioni abbastanza diverse sulla legge elettorale.

Il Movimento 5 stelle (91 deputati e 35 senatori), che ha sempre criticato l’Italicum, ora sembra più interessato ad andare a votare nel più breve tempo possibile, quindi propone di andare al voto con due leggi elettorali diverse per camera e senato, dopo la decisione della corte costituzionale sull’Italicum. Posizione che condivide con la Lega nord (19 deputati e 12 senatori) che non sembra interessata alla riforma della legge elettorale per il momento, ma che con pochi rappresentanti in parlamento non avrà molta voce in capitolo. Mentre saranno determinanti le scelte di Sinistra italiana (31 deputati e dieci senatori) da una parte e di Forza Italia (con 50 deputati e 42 senatori) e Nuovo centrodestra (30 deputati e 29 senatori) dall’altra. Forza Italia sembra orientata verso un sistema proporzionale con soglie di sbarramento e un piccolo premio di maggioranza, che gli garantirebbe di non dover fare coalizioni con la Lega nord.

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