01 ottobre 2021 11:08

Kübra Gümüşay

Un’analogia ormai diventata celebre dell’autore statunitense David Foster Wallace esprime con un’immagine cosa significhino per me la lingua e il suo potere: “Ci sono questi due giovani pesci che nuotano e incontrano un pesce più vecchio che nuota in senso contrario e fa loro un cenno, dicendo: ‘Salve ragazzi, com’è l’acqua?’. I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’ e alla fine uno guarda l’altro e fa: ‘Che diavolo è l’acqua?’”. In tutte le sue sfaccettature – il lessico, le categorie grammaticali, i tempi – la lingua per gli esseri umani è come l’acqua per i pesci. La materia del nostro pensare e del nostro vivere, che ci forma e ci plasma, senza che abbiamo consapevolezza della sua complessità. Quando raggiungo questa consapevolezza, quando riconosco i limiti della mia stessa percezione, in me scatta l’umiltà. Umiltà di fronte al mondo che io osservo solo dal mio limitato punto di vista. Ringrazio di essere consapevole dell’esistenza di questi limiti: spero che mi proteggano dall’andare in giro per il mondo con pregiudizi e opinioni immodificabili.

La consapevolezza dei nostri limiti relativizza le cose che noi presumiamo senza conoscere. Le cose che immaginiamo come universali rappresentano nient’altro che i limiti del nostro orizzonte. La limitatezza della mia percezione però è anche uno stimolo: mi mostra quanto ancora posso imparare, assimilare e capire. Se la lingua governa così profondamente il modo in cui osserviamo il mondo, allora non è un luogo comune, un teatro minore di dispute politiche. Se è la materia del nostro pensare e del nostro vivere, dovrebbe essere naturale continuare a chiederci se siamo d’accordo con questa forma. È possibile guardare in profondità osservando quale valore assegniamo a quali lingue. Quali lingue vorremmo sentir parlare nei cortili delle scuole e quali sono indesiderate. Come valutiamo quelle che arricchiscono di nuove nozioni la nostra percezione e le altre che formano nozioni per disumanizzare gli esseri umani.

Kübra Gümüşay sarà al festival di Internazionale a Ferrara il 2 ottobre all’ex teatro Verdi, con Vera Gheno e Giulia Zoli. Questo articolo è tratto del suo libro Lingua e essere (Fandango 2021).

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