I Beatles hanno ricevuto la loro prima nomination ai Grammy nel 1964. Quell’anno, in realtà, ne ricevettero ben quattro e vinsero come migliori nuovi artisti e per la miglior performance musicale per un gruppo con A hard day’s night. Da allora hanno collezionato 25 nomination e 11 vittorie.
La loro terzultima partecipazione al premio risale al 1970: due nomination per Let it be, nessuna vittoria. Quello fu anche l’anno in cui la band si sciolse: John Lennon aveva già lasciato nel 1969, senza renderlo ufficiale. Tutti e quattro i musicisti del gruppo quell’anno fecero uscire un proprio album solista.
Era lecito pensare che i Grammy non avrebbero mai più avuto i Beatles come protagonisti. E invece nel 1995, quindici anni dopo l’omicidio di John Lennon, ecco tre nomination e altrettante vittorie: una per il miglior video lungo, The Beatles anthology. Due per il miglior video breve e per la miglior performance per gruppi: entrambi i premi arrivarono per la canzone Free as a bird. Il punto di partenza per questo brano era una demo registrata a casa sua da John Lennon nel 1977. Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr suonarono una versione in studio di Free as a bird, incorporando la demo e aggiungendo degli effetti sonori nell’intro (battiti d’ali) e nel finale, con un banjo ukulele omaggio al comico George Formby di cui i Beatles erano fan. Si sente anche una voce che parla: è quella di John Lennon, ripescata da un’altra registrazione mentre Lennon pronuncia la frase tormentone di Formby, “turned out nice again”, e mandata al contrario. All’epoca non c’erano ancora le intelligenze artificiali, ma la tecnologia consentiva già di fare operazioni simili, sebbene in maniera meno raffinata. Secondo alcuni, la voce sembrerebbe dire “made by John Lennon”, ma sembra solo una speculazione.
La registrazione originale del 1977 era su una musicassetta mono, con la voce e il pianoforte suonato da Lennon sulla medesima traccia. Nel 1995 non esisteva ancora la tecnologia adatta per separare voce e piano, così sono state mantenute entrambe.
In quel caso il risultato non venne ritenuto un problema. Ma quello stesso anno, secondo i racconti ufficiali, McCartney, Harrison e Starr cercarono di fare lo stesso anche con un’altra canzone, che si intitolava Now and then. In quel caso l’impossibilità di separare voce e piano di Lennon si accompagnava a una serie di sibili abrasivi e graffianti e quindi non fu possibile lavorare a una nuova versione del brano.
Now and then rimase lì, nella musicassetta che Yoko Ono aveva consegnato a McCartney nel 1994. Passarono 28 anni e poi, nel 2022, mentre il regista Peter Jackson e il suo gruppo di lavoro lavoravano al documentario The Beatles: get back, svilupparono un software che permise di tornare a lavorare su Now and then, di separare la voce di Lennon dal piano, eliminando i sibili e restituendo alla voce una presenza e una chiarezza che prima di quel momento era impossibile ottenere.
Il software impiega una tecnologia avanzata di separazione delle tracce – in inglese stem separation – basata sull’intelligenza artificiale. Questa tecnica permette di isolare singoli elementi sonori da una traccia audio già mixata. Si può applicare per separare voce e strumenti, appunto, ma anche per eliminare o ridurre rumori di fondo come quelli della registrazione.
In pratica, l’ia viene addestrata a riconoscere i diversi elementi di un brano grazie a un’enorme mole di dati: così impara a identificare le caratteristiche della voce e degli strumenti in termini di spettro di frequenza e modelli temporali. Nel caso specifico, dopo l’addestramento avrà ricevuto per l’analisi tutte le registrazioni disponibili della voce di John Lennon. Poi il software usa una tecnica chiamata time-frequency masking: in pratica, copiando le caratteristiche della voce che ha analizzato, le amplifica, eliminando o attenuando tutto ciò che non è voce e completando le informazioni che servono per colmare eventuali lacune nell’originale, dovute alla scarsa qualità della registrazione e al tempo. A quel punto, la voce estratta viene ripulita e, con passaggi in altri software non necessariamente ia, viene migliorata per ottenere un risultato quanto più naturale possibile.
Grazie a questo processo, a novembre del 2023 Now and then è stata pubblicata. Il videoclip, ovviamente, è diretto da Peter Jackson e inizia con una musicassetta infilata in un vecchio mangianastri.
Oggi esistono diversi strumenti disponibili al pubblico per fare queste operazioni: EaseUs Stem Splitter è specializzato nella separazione di voce e piano; Lalal.ai riconosce vari strumenti di accompagnamento, Moises App promette rimozione di voci e strumenti in tutte le canzoni, Gaudio Studio anche. Bisogna fare delle prove, come al solito.
Comunque, a febbraio del 2025 i Beatles, grazie a Now and then hanno vinto di nuovo un Grammy, questa volta per la miglior performance rock. Su Musicale, la newsletter di Internazionale dedicata alla musica, Giovanni Ansaldo ha commentato così: “Che dire dei premi come miglior album rock ai Rolling Stones (Hackney diamonds) e alla miglior performance rock ai Beatles per il singolo realizzato con l’intelligenza artificiale Now and then? Sanno tanto di riconoscimento alla carriera a due band che francamente non ne hanno bisogno, e che neanche si sono presentate (parlo dei musicisti ancora in vita, ovviamente) alla premiazione”. In effetti l’accoppiata Beatles e Rolling Stones nel 2025 lascia perplessi e sa tanto di ammiccamento a un pubblico che invecchia e che si nutre di nostalgia.
Ma ci ha dato l’occasione di ripercorrere questa storia, fatta di aneddoti, arte e tecnologia, di passato, presente e futuro: mettere in prospettiva storica gli strumenti e la creatività umana è sempre utile.
Questo testo è tratto dalla newsletter Artificiale.
Iscriviti a Artificiale |
Cosa succede nel mondo dell’intelligenza artificiale. Ogni venerdì, a cura di Alberto Puliafito.
|
Iscriviti |
Iscriviti a Artificiale
|
Cosa succede nel mondo dell’intelligenza artificiale. Ogni venerdì, a cura di Alberto Puliafito.
|
Iscriviti |
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it