14 maggio 2016 14:55

Lo Spring attitude è da qualche anno uno dei festival di musica elettronica più interessanti d’Italia. La settima edizione della manifestazione si svolgerà a Roma dal 19 al 21 maggio. I concerti saranno ospitato da diversi luoghi, dal museo Maxxi allo spazio Novecento all’Eur.

Nel programma ci sono soprattutto artisti internazionali, a partire dagli Air, che tornano a suonare insieme dopo sei anni di pausa. Oltre al duo francese, la manifestazione ospiterà il tedesco Pantha Du Prince, gli inglesi Matthew Herbert e Gold Panda, lo statunitense Rafael Anton Irisarri e altri.

Come ogni anno, nel cartellone sono previsti anche alcuni musicisti italiani. Tra questi c’è Clap! Clap!, al secolo Cristiano Crisci. Dopo aver pubblicato diversi album con lo pseudonimo Digi G’Alessio, nel 2013 Crisci ha lanciato il progetto Clap! Clap!. Tayi Bebba, uscito nel 2014, è stato il suo disco della maturità, in grado di mescolare in modo brillante elettronica, musica etnica, hip hop e field recording.

Il successo dell’album ha dato i suoi frutti: a gennaio Crisci è stato messo sotto contratto dalla casa discografica britannica Warp, la stessa di Brian Eno e Flying Lotus. E Paul Simon, quello di Simon&Garfunkel ma anche di Graceland, l’ha voluto come produttore per tre brani del suo nuovo album, Stranger to stranger.

Abbiamo intervistato Clap! Clap!, per farci raccontare il suo ultimo lavoro discografico, l’ep Simple, e la sua collaborazione con il musicista statunitense.

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Com’è nato Simple? Ha a che fare con la nascita di tua figlia Greta, giusto?
Simple è stato prodotto interamente in ospedale durante la gravidanza della mia compagna, nei corridoi in mezzo a medici e infermieri. Mi sono portato dietro il controller e ho raccolto diversi suoni, compreso il battito del cuore di mia figlia mentre i medici lo misuravano. È una sorta di risposta a Tayi Bebba, che era un concept album ambientato su un’isola immaginaria. Stavolta avevo voglia di fare una cosa più leggera e facile da ascoltare, un ringraziamento al dono della vita.

Dopo l’ep uscirà un altro album?
Sì. Lo pubblicherò entro la fine del 2016. È quasi finito ed è completamente diverso da Tayi Bebba e da Simple. La maggior parte del disco è suonato da musicisti jazz. Ho sperimentato molto, cercando di unire la musica della Siberia e della Mongolia che campiono di solito non soltanto all’Africa, ma anche al soul e al jazz.

Durante la raccolta del materiale hai esplorato nuovi paesi?
Molti suoni, come già successo con Tayi Bebba, vengono dalle tribù siberiane. Ultimamente ho cominciato a interessarmi allo jodel, che non è solo il canto delle Alpi che conosciamo noi. È usato dalle tribù durante i riti religiosi. Mi sono spinto in luoghi lontani e freddi come l’Alaska, dove ha raccolto dei suoni di percussioni molto interessanti.

Com’è nata la collaborazione con Paul Simon?
Paul Simon per il nuovo album voleva sperimentare un po’ con nomi della scena elettronica underground. Un giorno suo figlio gli ha segnalato il mio disco: lui l’ha ascoltato e mi ha scritto un’email dove sembrava un mio fan. Quando è arrivata, il mio manager pensava che fosse uno scherzo. Ci siamo incontrati a Milano nel suo hotel e mi ha fatto ascoltare le canzoni dell’album. All’inizio abbiamo lavorato su un solo pezzo. Il risultato gli è piaciuto e mi ha chiesto di lavorare ad altri tre brani, di cui uno è stato scartato. In tutto quindi nell’album ci sono tre canzoni prodotte da me: The werewolf, Street angel e Wristband. Paul Simon è una persona molto umile e tranquilla. Mi ha aperto un mondo su una parte della cultura blues e gospel statunitense che non conoscevo.

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Che tipo di esibizione hai preparato per lo Spring attitude? Farai ascoltare qualche nuovo brano?
Sarà il mio solito live set, dome mescolerò i miei brani con quelli di altri musicisti. Quando suono cerco di avere un approccio da jazzista: parto da un tema e poi improvviso. Non credo che farò i pezzi nuovi. E poi, come al solito, mi muoverò come un pazzo. Quando mi esibisco ho sempre voglia di mollare tutto lì e buttarmi in mezzo alla gente a ballare.

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