01 febbraio 2022 11:00

Durante la pandemia Thom Yorke e Jonny Greenwood hanno deciso di tornare a suonare insieme, ma senza i Radiohead. Hanno fondato una nuova band con il batterista dei Sons of Kemet Tom Skinner: il gruppo si chiama The Smile, in omaggio a un’opera del poeta britannico Ted Hughes, ed è un progetto parallelo molto interessante.

Il gruppo ha registrato un disco, che dovrebbe uscire nei prossimi mesi, e ora ha appena annunciato un tour europeo, che passerà anche dall’Italia per cinque date: gli Smile suoneranno il 14 luglio 2022 al Fabrique di Milano, il 15 luglio in piazza Trento Trieste a Ferrara (in collaborazione con Ferrara summer festival e Ferrara sotto le stelle), il 17 luglio all’Arena Sferisterio di Macerata, il 18 luglio alla cavea dell’Auditorium parco della musica di Roma e il 20 luglio al Teatro antico di Taormina. La vendita generale dei biglietti comincerà il 4 febbraio.

L’anteprima di Londra
Cosa si sa finora del disco d’esordio degli Smile? Non molto. Le registrazioni dovrebbero essere finite, o quasi, a giudicare da quello che ha dichiarato Jonny Greenwood al sito Nme a dicembre 2021, ma non c’è ancora una data d’uscita ufficiale. Il gruppo a gennaio ha pubblicato due singoli, You will never work in television again, un pezzo rock abbastanza ruvido, quasi in stile post punk anni ottanta, e The smoke, che ha suoni più vicini al jazz e al funk.

La band ha presentato gli altri brani che dovrebbero far parte dell’album il 29 e 30 gennaio, quando per la prima volta si è esibita di fronte a un pubblico, tenendo tre concerti nel giro di ventiquattr’ore al Magazine di Londra. Gli show, durati poco più di un’ora ciascuno, sono stati trasmessi anche in streaming dalla piattaforma Dreamstage. Prima che gli Smile salissero sul palco, è partita una registrazione della poesia The smile di William Blake, letta dalla voce fuori campo dell’attore Cillian Murphy. Il gruppo ha suonato in tutto quindici pezzi, inclusa una cover di It’s different for girls di Joe Jackson.

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I pezzi suonati a Londra sono molto più simili allo stile recente dei Radiohead, in particolare a quello dell’album The king of limbs (2011). Le nuove canzoni sembrano spingersi sempre di più verso territori prog e math rock, prendendo come sempre in prestito alcuni elementi dal jazz (viene in mente ancora una volta Charlie Mingus, una loro vecchia passione). E lavorano molto sui ritmi sincopati, come nell’eterea Speech bubbles (nella quale Jonny Greenwood a un certo punto ha suonato contemporaneamente il piano e l’arpa) e Skirting on the surface, una canzone che risale a più di dieci anni fa in cui la chitarra di Greenwood ha intessuto una splendida ragnatela di note. Yorke, oltre ovviamente a cantare, ha suonato spesso il basso, e qualche volta il piano e le tastiere. Tom Skinner ha abbandonato la batteria solo un paio di volte per dedicarsi ai sintetizzatori.

La musica di Yorke e Greenwood ha sempre bisogno di qualche ascolto per essere assimilata, quindi è presto per dare giudizi definitivi, in attesa delle versioni in studio. Tra i brani più interessanti a un primo ascolto c’è Open the floodgates, anche questo ripescato dagli archivi dei Radiohead e proposto con un tappeto di sintetizzatore analogico e una melodia sontuosa. La ballata in stile Neil Young Free in the knowledge invece convince meno, mentre ci sono forti echi di anni ottanta anche in We don’t know what tomorrow brings (una canzone alla New Order) e A hairdryer è puro krautrock.

Insomma, l’esordio degli Smile sembra essere molto coerente con il percorso dei Radiohead, il che rischia di non essere un buon segno per il futuro della band di Oxford. Infatti gli Smile, perlomeno a un primo impatto, non sembrano affatto un progetto estemporaneo. A un certo punto del primo concerto Thom Yorke, commentando la breve durata dell’esibizione, si è giustificato così: “Quando scriveremo qualcos’altro, suoneremo qualcos’altro. Il problema è che non l’abbiamo scritto. Almeno per il momento”. C’è una sensazione di work in progress e una decisa proiezione verso il futuro nelle sue parole, anche se non è certo la prima volta che i due musicisti britannici si dedicano a progetti paralleli. E allora forse è il caso di lasciare da parte per un attimo il fantasma dei Radiohead e godersi questo nuovo progetto.

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