22 febbraio 2020 10:08

Nel 2019 Krzysztof Stanek ha ricevuto una lettera da un vicino di casa che voleva costruire un capanno di circa mezzo metro più alto rispetto al limite imposto dai regolamenti locali, e il comune gli aveva chiesto di comunicarlo agli altri abitanti della zona. I vicini, diceva la comunicazione, potevano opporsi alla costruzione. Ma nessuno l’ha fatto, e il capanno è stato costruito.

Stanek, un astronomo dell’università statale dell’Ohio, non mi racconta questa storia perché pensa che altre persone siano interessate ai regolamenti edilizi specifici di Columbus, nell’Ohio, ma perché la vicenda gli fa pensare alla rete di satelliti che la SpaceX sta costruendo nello spazio intorno alla Terra.

“Se qualcuno costruisce un capanno che potrebbe ostruirmi la vista di qualche centimetro, posso protestare”, dice Stanek. “Ma qualcuno può lanciare migliaia di satelliti nel cielo e non c’è niente che io possa fare? Come cittadino della Terra, mi sono detto: ‘Aspetta un attimo’”.

Dalla scorsa primavera la SpaceX ha lanciato in orbita decine di piccoli satelliti: sono i primi passi della Starlink, un’infrastruttura mobile che, nella speranza del fondatore dell’azienda, Elon Musk, fornirà un giorno una connessione internet ad alta velocità a ogni angolo del pianeta.

Oggetti luminosi
Anche la SpaceX, in un certo senso, ha spedito una lettera d’avviso. Dopo aver fatto domanda per costruire la propria costellazione nello spazio, le autorità federali hanno stabilito un periodo nel quale erano pronte ad ascoltare i commenti dei cittadini, prima del lancio dei satelliti.

Questi satelliti si sono dimostrati molto più luminosi di quanto chiunque, compresi gli ingegneri della SpaceX, avesse previsto. Prima della Starlink erano circa duecento gli oggetti in orbita intorno alla Terra che potevano essere visti a occhio nudo. In meno di un anno, la SpaceX ne ha aggiunti altri 240. “Sono probabilmente più luminosi del 99 per cento degli oggetti presenti oggi nell’orbita terrestre”, dice Pat Seitzer, professore emerito presso l’università del Michigan e studioso dei detriti orbitali.

Per mesi gli astronomi hanno condiviso in rete immagini del campo visivo dei loro telescopi dove appaiono strisce bianche che fendono l’oscurità, e chiaramente identificabili come satelliti Starlink. Se questi satelliti finiranno per essere decine di migliaia sarà difficile ignorarli, per gli astronomi ma non solo.

Sfortunatamente per gli astronomi ottici, non esiste alcun quadro di riferimento legale per la luminosità dei satelliti

In un certo senso questi satelliti pongono un problema familiare, che riguarda la gestione d’interessi conflittuali, come quelli che scienziati, aziende commerciali e cittadini potrebbero avere a proposito di una risorsa naturale limitata. Ma l’uso dello spazio, soprattutto la porzione a stretto contatto con il nostro pianeta, non è mai stato sperimentato in questo modo prima d’ora. Per la maggior parte della storia gli scienziati, soprattutto quanti osservano il cosmo su lunghezze d’onda visibili, hanno avuto una concorrenza piuttosto limitata.

I satelliti di passaggio erano considerati un fastidio e talvolta invalidavano i dati raccolti, ma erano rari. Adesso alcuni astronomi chiedono di adottare delle misure legali, ma anche quanti non si spingerebbero a tanto considerano i satelliti della Starlink un campanello d’allarme: cosa succede quando dei nuovi e potenti vicini hanno un preciso – e potenzialmente sconvolgente – piano per un luogo a cui attribuiamo un valore?

Sconfinamenti nello spettro radio
A Harvey Liszt, il caso dei satelliti della Starlink sembra un déjà vu. Liszt è specializzato in radioastronomia, una disciplina che ha già avuto un sacco di grattacapi a causa dei satelliti. I primi satelliti gps, introdotti alla fine degli anni settanta, lanciavano segnali in tutto lo spettro radio, comprese le fasce che gli astronomi come Liszt usano per esaminare l’universo, e interferivano con le osservazioni degli scienziati. “Senza una regolamentazione molto rigida, è facile che gli utenti dello spettro radio sconfinino uno nello spettro dell’altro”, dice Liszt.

Gli astronomi hanno così cominciato a far pressione sulle autorità affinché mettano ordine nella tecnologia gps. Gli Stati Uniti controllano l’uso dello spettro radio dall’inizio del ventesimo secolo, quando divenne chiaro che un eccesso di rumore avrebbe potuto disturbare i messaggi provenienti dalle navi in difficoltà e altre lontane richieste d’aiuto. L’Unione internazionale per le telecomunicazioni, che coordina l’uso dello spettro radio su scala globale, era stata creata alcuni decenni prima, nel 1865. Nel momento in cui i radioastronomi hanno cominciato a preoccuparsi dei satelliti gps, l’idea che gli operatori satellitari dovessero seguire delle regole ben stabilite era già diffusamente accettata.

Prima del lancio della Starlink, la SpaceX si coordinava con la Fondazione nazionale per le scienze per assicurarsi che non ci fossero sovrapposizioni. Sfortunatamente per gli astronomi ottici, non esiste alcun quadro di riferimento legale per la luminosità dei satelliti: nessuna organizzazione internazionale a Ginevra, né tantomeno un’agenzia specifica negli Stati Uniti. La commissione federale per le telecomunicazioni (Fcc) possiede competenze che abbracciano le reti di comunicazione di diversi settori industriali, il che significa che sotto la sua supervisione sono sottoposti, per quanto appaia strano, sia i satelliti sia le pubblicità del Super Bowl ritenute offensive. Ma se i satelliti statunitensi hanno bisogno dell’autorizzazione dell’agenzia per essere lanciati, l’Fcc non ha alcuna autorità sull’aspetto assunto da tali satelliti una volta in orbita.

Impronte fantasma
Da terra i satelliti della Starlink appaiono come punti di luce che si muovono da ovest a est, come un filo di piccole perle nel cielo buio (alcune persone le hanno addirittura scambiate per degli ufo). I satelliti raggiungono la loro massima luminosità dopo il lancio, prima che si disperdano e salgano d’altitudine, e sono visibili anche dal cuore delle città. Appaiono meno luminosi dopo alcuni mesi, quando raggiungono la propria orbita finale, a un’altitudine di circa 550 chilometri, ma anche a quel punto possono essere visibili nella aree più buie, lontano dai bagliori dell’inquinamento luminoso.

Nei mesi successivi al loro lancio iniziale, i satelliti della Starlink hanno praticamente fatto di tutto per farsi fotografare dai telescopi a terra. La loro riflessività può saturare i rilevatori, rendendoli inefficaci, il che può rovinare alcune immagini e lasciare impronte fantasma su altre. Il lavoro di Vivienne Baldassare si basa sulla comparazione d’immagini prese notte dopo notte, alla ricerca di variazioni di luce quasi impercettibili; la minima variazione può rivelare l’esistenza di un buco nero al centro di una galassia distante e scintillante. Baldassare, astronoma presso l’università di Yale, non può vedere al di là della striscia di un satellite. “È semplicemente impossibile ignorarla”, dice.

Alcuni oggetti, come le comete, sono visibili più facilmente all’alba o al tramonto, quando c’è giusto la luce solare necessaria a illuminarli. Ma dal momento che orbitano vicino alla Terra, anche i satelliti della Starlink possono essere visti in questi orari. Immaginate cosa significhi perdersi una cometa che passi pericolosamente vicino alla Terra a causa dei troppi satelliti.

La SpaceX sta “attivamente collaborando con le principali istituzioni astronomiche del mondo per fare sì che il loro lavoro non sia danneggiato”, sostiene il portavoce dell’azienda, James Gleeson. A questo scopo un satellite di un gruppo di sessanta lanciato all’inizio di gennaio è stato provvisto di un rivestimento sperimentale che potrebbe renderlo meno luminoso. Gli ingegneri non possono valutare l’efficacia della cosa fino a quando il satellite non avrà raggiunto la sua orbita finale.

In attesa di questi dati, la SpaceX ha continuato a lanciare decine di satelliti originali. L’azienda vuole metterne in orbita più di 1.500 nel solo 2020, il che significa che potrebbero esserci lanci ogni poche settimane. Oltre a questi, è previsto che l’azienda OneWeb lanci un ulteriore gruppo di satelliti internet nel mese di febbraio 2020. Secondo i progetti, la sua costellazione satellitare, di circa 650 elementi, volerà ad altitudini più elevate, il che potrebbe avere, come effetto paradossale, quello di essere troppo fioca per essere vista da Terra, ma abbastanza luminosa da essere individuata a notte fonda dai telescopi. Anche Amazon, l’azienda di Jeff Bezos, ha fatto richiesta per poter lanciare un giorno una rete di 3.200 satelliti internet. Nell’arco di pochi anni tre aziende potrebbero trasformare lo spazio intorno alla Terra, con la SpaceX a fare la parte del leone.

Diminuire la luminosità
Alcuni astronomi sostengono che la SpaceX dovrebbe smettere di lanciare in orbita i satelliti della Starlink finché gli ingegneri non troveranno una soluzione per la loro luminosità. Altri, tra cui Seitzer – che sta lavorando con gli ingegneri della SpaceX – sostengono che la comunità dell’astronomia ottica potrebbe convivere con 1.500 satelliti. Con un numero superiore, evitare i satelliti luminosi e raccogliere dati utili e incontaminati diventerebbe più difficile.

“Non possiamo aspettare le normative, l’adozione di nuovi regolamenti, o i periodi aperti ai commenti dei cittadini”, dice Seitzer. “Dobbiamo lavorare con le aziende da subito per cercare di convincerle dell’importanza di rendere i loro satelliti il meno luminosi possibile”.

L’Fcc ha finora approvato il lancio in orbita di dodicimila satelliti. La SpaceX ne vuole lanciare altri trentamila (abbiamo chiesto all’agenzia se ritenga di dover essere o meno responsabile del controllo della luminosità dei satelliti, ma senza ricevere risposta). Entro la fine dell’anno i satelliti operativi in orbita della SpaceX potrebbero superare per numero la somma di tutti gli altri. Si tratterebbe di un cambiamento enorme ed epocale per il cielo notturno. Una sola azienda, in un unico paese, avrebbe un impatto immenso su una sconfinata porzione della natura cui ha accesso ogni abitante della Terra. Ma quando la SpaceX ha depositato la propria domanda alla Fcc, ha sbarrato la casella del “no” a una domanda nella quale veniva chiesto se il progetto avrebbe avuto “un notevole impatto ambientale”: il che significa che non c’è stata alcuna analisi degli effetti potenziali dei satelliti. Forse l’aspetto straordinariamente luminoso dei satelliti della Starlink nel cielo notturno, che potrebbe configurarsi come impatto ambientale agli occhi degli astronomi, avrebbe dovuto essere noto prima del lancio.

Sarebbe facile respingere le preoccupazioni degli astronomi come la preoccupazione di un gruppo ristretto di persone. Un paio di centinaia di satelliti luminosi hanno poca o nessuna importanza per le vite quotidiane della maggior parte delle persone, che già non sono in grado di vedere il cielo notturno com’è davvero a causa dell’inquinamento da luce artificiale. Ed è vero anche che, a parte coordinarsi direttamente con le aziende, non è chiaro cosa possano fare gli astronomi. Questi ultimi dubitano che il cittadino medio contatterà direttamente il suo deputato di riferimento per lamentarsi dei satelliti della Starlink. Potrebbero fare causa alla Fcc e forse costringere l’agenzia a prendere in considerazione un’analisi degli effetti ambientali, come ha fatto la American bird conservancy (Società ornitologica degli Stati Uniti) quando è emerso che le luci sulle torri di comunicazione potevano disorientare gli uccelli migratori.

Come ha dichiarato lo scorso anno proprio una funzionaria della Fcc, Jessica Rosenworcel, quando l’agenzia ha approvato il progetto della costellazione della Starlink: “Questa corsa allo sviluppo di nuove opportunità spaziali impone nuove regole. Nonostante le rivoluzionarie attività nella nostra atmosfera, i quadri di riferimento legali sui quali facciamo affidamento per definire questi sforzi sono datati”.

L’argomentazione di Stanek, illustrata dall’esempio del capanno del suo vicino, è che le megacostellazioni alterano inevitabilmente l’estetica e il valore intrinseco del cielo notturno. “Non abbiamo vie d’uscita”, dice. “Se mi stufassi di vivere a Columbus, nell’Ohio, potrei trasferirmi in una capanna lontana e staccarmi da internet. Ma in questo caso tutti gli abitanti di tutta la Terra che mai vorranno guardare il cielo dovranno vedere i satelliti della Starlink”. Ovviamente non tutti possono prendere e trasferirsi nei boschi per vivere l’esperienza della bellezza inalterata del cielo. Ma ci sono ancora, almeno per ora, dei luoghi dove è lecito aspettarsi di non vedere stelle artificiali che ci sfrecciano sopra la testa.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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