23 agosto 2019 09:30

Non era una notizia inaspettata, ma le dimissioni del presidente del consiglio italiano Giuseppe Conte hanno comunque avuto un effetto esplosivo. La decisione di Conte segna la fine di un governo nato dall’improbabile coalizione tra due formazioni populiste, il Movimento 5 stelle, un partito antisistema, e la Lega, su posizioni nazionaliste. La caduta del governo era una possibilità concreta dall’inizio di agosto, quando Matteo Salvini, leader della Lega, ha ritirato il suo sostegno a Conte. Ma per molti la coalizione era destinata a fallire fin dalla sua nascita, quattordici mesi fa.

L’uscita di scena di Conte getta l’Italia in una crisi da cui sarà difficile uscire. Salvini potrebbe raggiungere il suo obiettivo di diventare premier (quando ha tolto il sostegno a Conte ha dichiarato di volere “pieni poteri”), ma la Lega potrebbe anche restare fuori dal governo. Il presidente della repubblica Sergio Mattarella dovrà sentire il parere dei vari partiti per capire se sia possibile formare una nuova maggioranza. In caso contrario, si andrà alle elezioni.

La posta in gioco è alta. Secondo i sondaggi la Lega, che alle elezioni legislative del 2018 ha ottenuto il 17 per cento dei voti, oggi avrebbe circa il 37 per cento dei consensi. Un voto anticipato potrebbe consegnare all’Italia il governo più sbilanciato a destra dai tempi di Mussolini.

Un sostanzioso aumento dell’iva con ogni probabilità spazzerebbe via la debole crescita economica del paese

Inoltre i parlamentari avrebbero solo poche settimane di tempo per approvare la legge di bilancio, un compito che normalmente viene portato a termine negli ultimi tre mesi dell’anno. Stavolta la manovra economica è particolarmente importante: l’Italia ha promesso alla Commissione europea che se non riuscirà a contenere il deficit con altri mezzi imporrà un sostanzioso aumento dell’iva, che con ogni probabilità spazzerebbe via la debole crescita economica del paese. Eppure Salvini ha promesso agli elettori grandi tagli fiscali.

Nel suo discorso al senato Conte ha accusato il ministro dell’interno di “seguire interessi personali”. Con tono di rimprovero, il presidente del consiglio si è rivolto direttamente a Salvini, seduto al suo fianco, dichiarando: “Non abbiamo bisogno di persone e uomini con pieni poteri, ma di persone che abbiano cultura istituzionale e senso di responsabilità”. Conte ha inoltre criticato la scelta di Salvini di non presentarsi in parlamento per fare chiarezza sulle inchieste giornalistiche secondo cui il suo partito avrebbe cercato finanziamenti in Russia attraverso una complicata operazione di vendita di petrolio.

I rapporti con l’Unione
Rispondendo al premier, Salvini (chiamato il capitano dai suoi sostenitori) ha implicitamente dato ai cinquestelle la colpa della crisi di governo, accusandoli di aver ripetutamente ostacolato l’attività del governo con vari pretesti, tra cui la tutela dell’ambiente. “Se questo governo si è interrotto è perché da mesi c’erano in commissione, in parlamento e in consiglio dei ministri dei signor no che bloccavano tutto”, ha detto il ministro dell’interno.

Sia Conte sia Salvini hanno usato i loro discorsi per preparare il terreno in vista della battaglia per formare un nuovo governo, in cui sarà cruciale il rapporto dell’Italia con l’Unione europea. Il presidente del consiglio dimissionario ha dichiarato che la risposta ai problemi dell’Europa non verrà dal federalismo né da un ritorno al nazionalismo. Salvini ha risposto con una frase euroscettica insolitamente dura: “Siamo il paese più bello e potenzialmente più ricco del mondo e sono stufo che ogni decisione debba dipendere dalla firma di qualche funzionario europeo”.

Tra le possibili vie d’uscita dalla crisi c’è la nascita di un nuovo governo di coalizione tra i cinquestelle e il Partito democratico (Pd). Se i due partiti riuscissero a convincere un numero sufficiente di parlamentari indipendenti, infatti, potrebbero contare su una maggioranza in entrambe le camere. In alternativa Pd e cinquestelle potrebbero sostenere un governo tecnico formato da figure non partitiche, come quello che ha governato dal 2011 al 2013. Inizialmente spaccato su questa alleanza, negli ultimi giorni il Pd ha aperto alla possibilità di un accordo.

Davanti al rischio di perdere il potere, Salvini ha proposto al Movimento 5 stelle di invertire la rotta e salvare l’attuale coalizione, promettendo di sostenere la riforma più cara agli elettori cinquestelle: la riduzione del numero dei parlamentari. Ma è evidente che il capitano naviga ormai in acque agitate, come agitata è la situazione del paese che vorrebbe governare.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è uscito sul numero 1321 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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