14 luglio 2013 14:34

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Arcadi Volodos, superpianista, è spuntato con un disco tutto dedicato a musiche di Frederic Mompou, compositore decisamente poco frequentato.

Io ne scoprii l’esistenza molti anni fa in un libro di Vázquez Montalbán, Il pianista, del quale ricordo solo un signore sciupato che suona Mompou in un night club su un triste piano verticale, con un cliente che s’indigna nel sentire questa musica trattata come sottofondo (vorrei ritrovare Il pianista. Dov’è? Dopo aver messo finalmente a posto tutti i miei cd prima o poi toccherà ai libri, se no è un po’ come non averli).

In effetti non è difficile immaginare Mompou fare la fine di Satie, le cui Gymnopédies spuntano più in contesti tipo l’ascensore o i quiz della playlist “Relaxing music” di SongPop che nelle sale da concerto.

Sentire questi brevi, compatti, quasi silenziosi pezzi suonati da un pianista dal suono ricco di sfumature come Volodos è una scoperta. L’asciutto Mompou a me sembrerebbe spontaneamente adatto al piano verticale di casa un po’ scordato. Ma Volodos lo trasforma in un’esperienza radicale, al limite estremo prima della stasi: sarebbe perfetto per spiegare la differenza tra un pianista bravo e uno sensazionale, o quanta musica diversa può stare in due esecuzioni di una nota che, a leggerla su un foglio, è sempre lo stesso pallino nero con su scritto “pianissimo”.

Io consiglio davvero molto questo cd, e invito tutti a trattarlo come fareste con cose che nel nostro catalogo culturale stanno nella sezione “musica serissima”, insieme, che so, alle variazioni Goldberg o ai quartetti di Beethoven, anziché in quella “night entertainment” vicino a roba come il Köln concert (al quale mi vanto di essere allergico).

Prendetelo molto sul serio non per fare i saccenti, tipo quelli che ai recital dei pianisti si agitano come dei direttori d’orchestra o come Lang Lang, ma perché Mompou se lo merita e Arcadi sarebbe contento.

Fargli piacere è un onore per tutti. Dopo, per capire bene perché, potete comprate il suo live a Vienna: repertorio più normale (Skrjabin, Ravel, Schumann, Liszt) e shock totale costante. Se capitasse, i suoi concerti rientrano nel piccolo elenco di quelli che meritano un viaggio apposta.

Alberto Notarbartolo è un vicedirettore di Internazionale molto appassionato di musica e dischi.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it