02 dicembre 2013 12:22

Per gli israeliani Einstein non è solo il nome di un grande scienziato, ma anche quello di uno dei cantanti più amati: Arik Einstein, morto il 26 novembre a 74 anni.

Gate48 è un gruppo formato da israeliani, in maggioranza donne, che vivono nei Paesi Bassi (il nome deriva dal gate dell’aeroporto Schipol da cui partono i voli per Tel Aviv e dall’anno di nascita dello stato di Israele). Le attiviste di Gate48, contrarie alle politiche israeliane contro i palestinesi, mi hanno invitata alla loro conferenza per parlare dell’occupazione. La dottoressa Nahla Abdo, una palestinese nata a Nazareth e diventata cittadina canadese trent’anni fa, ha parlato della cultura della resistenza espressa nella letteratura palestinese, delle donne che si sono unite alla lotta armata negli anni ottanta e delle loro esperienze nelle prigioni israeliane (la tortura era più diffusa rispetto a oggi).

A cena si è detta sorpresa e indignata per il fatto che le attiviste di Gate48 si definiscono “israeliane”. Perché non semplicemente ebree, ha chiesto. Conosco bene questo modo di ragionare. Lo stato israeliano è considerato da molti palestinesi un’entità artificiale che va abolita per creare un unico stato composto da ebrei e palestinesi. Questo approccio non tiene conto della realtà, cioè del fatto che Israele esiste. Esiste anche una cultura israeliana. Per esempio, il nome Arik Einstein rievoca infinite melodie e ricordi. È una cultura che non può essere cancellata per motivi ideologici.

“Traduzione di Giusi Muzzopappa”

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