21 aprile 2014 09:00

Con un cappellino di lana in testa, la donna nella metropolitana, forse indiana o pachistana, leggeva un libro intitolato 10 grandi musulmani. Quando si è alzata ho visto che la donna accanto a lei stava leggendo Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini.

Ogni volta che prendo la metro a New York, mi sento come in un film. Alcuni passeggeri hanno l’aria annoiata, altri armeggiano con i loro tablet. Sono rappresentate tutte le razze del mondo. Potrebbe essere la scena di un buon poliziesco o di quell’horror con Denzel Washington di cui non ricordo il nome. In questi giorni Washington recita a Broadway nell’opera

A raisin in the sun, che racconta la storia di una famiglia afroamericana povera.

A differenza di quanto succede nei film, i passeggeri del mio vagone escono e svaniscono nel nulla, come i due fratelli ispanici che stavano in piedi vicino alla porta. Uno dei due, probabilmente ubriaco, aveva lanciato per terra il suo portafogli, poi il telefono e alcuni fogli di carta, mentre gli altri passeggeri guardavano altrove.

Quest’anno ho usato per la prima volta la linea A espressa. Probabilmente questi vagoni attirano una specie di artisti di strada a me sconosciuta. Due o tre giovani piazzano i loro stereo vicino all’uscita ed eseguono salti e acrobazie di ogni tipo. Se fosse un film, scopriremmo quando hanno cominciato a guadagnarsi da vivere in questo modo. Ma è la vita reale, e la risposta a tutte le domande è lasciata alla nostra immaginazione.

Traduzione di Andrea Sparacino

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