30 gennaio 2017 18:11

Il 25 gennaio è l’anniversario della rivoluzione egiziana brutalmente repressa. Per questo è facile ricordare che è anche il compleanno di Yafa. Cosa augurare a una donna di 25 anni, intelligente, gentile e bella che ha appena completato il suo percorso di studi e sta per sposarsi? Potrei augurarle felicità, che i suoi sogni possano avverarsi, che possa avere una vita interessante e un lavoro appagante. Con la speranza di vederla presto, al suo matrimonio.

Ma lei vive a Gaza e i miei auguri sono andati a sbattere contro il muro, le torrette militari e il filo spinato. Conosco Yafa da quando aveva appena otto mesi e viveva a Shabura, il campo profughi di Rafah. Non è mai uscita dalla Striscia di Gaza, neanche per andare in Cisgiordania. Nel 1995, quando ho chiesto a un militare israeliano perché neanche le donne e i bambini ricevevano un permesso di un anno per uscire dalla Striscia di Gaza, lui ha risposto: “Perché non hanno motivo di viaggiare”. Questo riassume l’atteggiamento di Israele nei confronti del diritto dei palestinesi alla libertà di movimento.

Due milioni di abitanti di Gaza, tra cui Yafa, sono detenuti a vita nella più grande prigione a cielo aperto del mondo. La separazione graduale di Gaza dal resto del mondo, ormai quasi completa, è stata un atto pianificato da Israele fin dal 1991. È una sconfitta per la diplomazia europea, che considera ancora Israele un alleato e gli permette di trasformare la vita di tante persone in un incubo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questa rubrica è stata pubblicata il 27 gennaio 2017 a pagina 25 di Internazionale, con il titolo “Buon compleanno”. Compra questo numero| Abbonati

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