11 dicembre 2017 17:40

“Chi è Yehuda Shaul?”. La mia amica, che conosco da 35 anni, non sapeva di chi stessi parlando. “Yehuda Shaul è il fondatore di Breaking the silence, almeno loro li conosci?”, le ho chiesto. La mia amica ha sorriso davanti alla mia irritazione. Il suo compagno non sapeva che gli attivisti arabi ed ebrei di Taayush hanno esteso le loro attività alla valle del Giordano, dove accompagnano gli agricoltori e i pastori palestinesi nei campi per proteggerli dagli attacchi dei coloni.

La mia amica mi ha ricordato il consiglio che le aveva dato mia madre quando vent’anni fa aveva lasciato Israele per trasferirsi a Londra: se vai a vivere in un altro paese, partecipa alle sue lotte per l’uguaglianza. Non perdere tempo a pensare a Israele e alla Palestina. Altrimenti che senso ha partire? “Stiamo seguendo il consiglio di tua madre”, mi ha detto, con un sorriso di vittoria.

Una nuova vita
Quindi la mia amica e i suoi figli partecipano alle battaglie britanniche. Ardenti sostenitori di Corbyn, da una parte negano le assurde accuse di antisemitismo rivolte a lui e ai suoi collaboratori, dall’altra spiegano con pazienza ad alcuni dirigenti laburisti che parlare di “controllo dei mezzi d’informazione da parte degli ebrei” è sbagliato.

Ora c’è un nuovo bambino in famiglia. Capisce l’inglese, il francese e l’ebraico. Ma le canzoni che gli piacciono di più sono quelle che i miei amici, i loro figli e io cantavamo durante l’infanzia, in quel paese maledetto che loro sono stati abbastanza saggi da abbandonare.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questa rubrica è stata pubblicata il 7 dicembre 2017 a pagina 22 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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