16 luglio 2018 17:11

Il 7 luglio il mio riposino pomeridiano è stata interrotto da una serie di spari. Mi sono spaventata, pensando a un attacco israeliano e mi sono precipitata a consultare le notizie online. Una nota di quella mattina riferiva che l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) aveva avvertito di non celebrare i risultati del tawjihi (l’esame di maturità) sparando in aria. Siccome ero stata all’estero, mi ero dimenticata della pubblicazione dei risultati. L’avvertimento, neanche a dirlo, non era stato seguito.

La strana abitudine di celebrare i risultati degli esami sparando in aria risale a prima della creazione dell’Anp. Anche una mia amica è stata svegliata dagli spari. “Corri”, ha gridato al figlio di sedici anni, “Vai di sotto. Stanno sparando”. “Mamma”, ha risposto lui guardandola con commiserazione, “calmati. È il tawjihi”. Sollevata la madre ha detto: “Credevo che qualcuno stesse attaccando la casa di H”. H è il loro vicino ed è un importante esponente dell’Anp, incaricato di mantenere i rapporti con le autorità israeliane. Con “qualcuno” la mia amica intendeva i giovani palestinesi arrabbiati.

I risultati degli esami sono interessanti. I voti migliori all’esame di letteratura sono stati presi da dodici ragazze. Tra i dieci voti più alti all’esame di scienza, otto sono stati presi da ragazze. Una di loro, proveniente dalla Striscia di Gaza, ha detto di voler studiare inglese all’università, invece di medicina o ingegneria. “Così posso raccontare al mondo le nostre sofferenze”, ha spiegato.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questa rubrica è uscita il 13 luglio 2018 nel numero 1264 di Internazionale, a pagina 29. Compra questo numero | Abbonati

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