La proposta lanciata martedì da François Hollande è solo un’idea vaga o è davvero l’espressione di un progetto franco-tedesco pronto per essere realizzato dopo lunghe trattative a porte chiuse?

La domanda è legittima e rilevante, perché la risposta può dirci molto sullo stato delle relazioni tra le due potenze da cui dipende il futuro dell’Europa. Stando alle informazioni disponibili sembra che la verità stia nel mezzo. Se Hollande ha proposto una concertazione permanente tra Francia e Germania basata sulla “responsabilità comune verso la pace e la sicurezza nel mondo”, è perché Angela Merkel gli ha fatto capire nei mesi scorsi di essere disposta a far avanzare l’Europa della difesa e dunque a riflettere con Parigi sui problemi di sicurezza che l’Ue deve affrontare.

Per la Francia è una buona notizia. Berlino sta timidamente superando il neutralismo che ha contraddistinto la sua politica estera, il suo rifiuto a impegnarsi all’estero e il trauma nazionale che l’ha paralizzata dopo la Seconda guerra mondiale. A quanto pare la Germania ha finalmente capito che la sua potenza economica e il suo ruolo all’interno dell’Unione non le consentono di ignorare i versanti orientale e meridionale, le cui tensioni influenzano direttamente la sicurezza europea. In questo senso Hollande ha semplicemente colto la palla al balzo.

La cancelliera non ha alcun motivo di rifiutare una concertazione permanente che risponde ai suoi interessi, ma questo la porterà inevitabilmente (ecco il vantaggio per Parigi) verso un maggior impegno nelle crisi come quelle in Mali e in Repubblica Centrafricana, oltre che a riflettere sulle minacce strategiche che riguardano l’Europa e sugli interessi che i 28 dovranno difendere unendo le forze.

Siamo all’inizio di una svolta sostanziale, tanto più promettente per l’unità europea se consideriamo che mercoledì la Germania ha applaudito il Patto di responsabilità proposto da Hollande. Da Berlino sono arrivate importanti dichiarazioni di sostegno, anche perché in Germania pensano che l’azione del capo dello stato possa seguire il cammino tracciato dalle leggi Hartz, come vengono chiamate oggi le quattro riforme di Schröder che hanno progressivamente trasformato la Germania da malato d’Europa a primo della classe.

Come Hollande, anche Schröder era un socialdemocratico, leader del partito che oggi governa il paese insieme ai conservatori di Angela Merkel e che ha imposto alla cancelliera l’introduzione di un salario minimo alla francese, lo stesso che Hollande vorrebbe estendere a tutti i paesi dell’Unione. In Europa si sta concretizzando una convergenza franco-tedesca, i cui sviluppi vanno seguiti attentamente.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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