09 aprile 2014 07:00

Anche se per il momento non c’è nessuna offensiva militare, sulla scia della crisi ucraina la Russia continua ad aprire nuovi fronti nella zona occidentale dell’ex blocco sovietico.

Venerdì la Romania è stata accusata di tenere un atteggiamento “antirusso” dopo che il suo presidente aveva parlato di “aggressione” della Russia contro l’Ucraina. Mosca ha precisato che il degrado dei rapporti bilaterali tra i due paesi non sarebbe “nell’interesse di nessuno”, ma in questo modo il Cremlino ha sottinteso che una simile evoluzione non è più impensabile. Il giorno successivo è stato il turno della Lettonia, uno dei tre stati baltici usciti dall’Unione Sovietica e attualmente membro dell’Unione europea e della Nato, a cui è stato richiesto di migliorare “al più presto” le condizioni della popolazione russofona. Lunedì, infine, il presidente della Transnistria ha chiesto il riconoscimento dell’indipendenza della regione secessionista della Moldavia, dove alcune truppe della Federazione russa stazionano fin dal crollo sovietico.

Nel frattempo, durante il fine settimana alcuni gruppi armati hanno occupato diversi edifici amministrativi in Ucraina orientale e hanno issato la bandiera russa, prima di chiedere l’organizzazione di un referendum per l’autodeterminazione e annunciare la formazione di un “governo del Donbass”.

Non è tutto. Dopo aver aumentato dell’80 per cento nel giro di tre giorni il prezzo del gas per l’Ucraina, Mosca ha chiesto il pagamento di un debito di 1,7 miliardi di dollari e il rimborso degli 11,4 miliardi di sconti concessi a Kiev negli ultimi quattro anni. Mercoledì al Cremlino si terrà un vertice per esaminare i contenziosi, presieduto da Vladimir Putin in persona. La Russia, insomma, si prepara a strangolare l’economia Ucraina, e questa offensiva avrà importanti conseguenze.

Nella giornata di martedì l’Unione ha vagliato i provvedimenti da adottare per ridurre la propria dipendenza energetica dalla Russia e prepararsi a un  possibile calo della fornitura. L’Ue dovrà aumentare le sue capacità di stoccaggio, la quantità di gas acquistato dalla Norvegia e dall’Algeria e le sue importazioni di gas naturale liquido. Allo stesso tempo, mentre la Nato si prepara a rafforzare la sua presenza in Polonia e negli stati baltici, Washington alza i toni. Il Pentagono vorrebbe rivedere al rialzo il numero di militari americani di stanza in Europa, e il segretario di stato John Kerry ha denunciato la partecipazione di “agenti russi” agli scontri in Ucraina orientale e la volontà di Mosca di “creare il caos”.

Mentre il Cremlino prevede un ulteriore calo del tasso di crescita, l’Fmi teme un contagio della crisi all’economia mondiale se gli scambi tra la Russia e l’occidente dovessero interrompersi. L’apertura di un dialogo tra l’Ucraina, la Russia e gli occidentali è in fase di discussione, ma Mosca ha già chiarito che accetterà la trattativa solo alla presenza di una delegazione dell’Ucraina orientale. Una condizione che di fatto sancirebbe la spaccatura del paese.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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