04 settembre 2014 07:00

L’Organizzazione del trattato dell’Atlantico del nord (Nato) è basata su un concetto fondamentale: l’articolo 5 del trattato stabilisce che i paesi firmatari “convengono che un attacco armato contro uno o più di essi […] costituirà un attacco verso tutti”.

All’epoca della nascita dell’Alleanza atlantica, questo significava che se l’Unione Sovietica avesse attaccato l’Europa gli Stati Uniti sarebbero intervenuti immediatamente. È quello che veniva definito “l’ombrello americano”, ed è per mettersi al riparo di questo ombrello che i paesi usciti dal blocco sovietico hanno chiesto di entrare nella Nato subito dopo la caduta del muro di Berlino e i paesi usciti dall’Urss vorrebbero ora entrarne a far parte.

L’Ucraina, che non aveva manifestato questo desiderio fino a qualche giorno fa, ha ora deciso di bussare alla porta della Nato, mentre la Georgia ha nuovamente avanzato la sua candidatura. Davanti al possibile allargamento dell’Alleanza atlantica, Stati Uniti e Francia hanno avuto reazioni diverse.

Dall’Estonia, dove si è recato mercoledì per rassicurare gli stati baltici prima di partecipare giovedì al vertice della Nato in Galles, Barack Obama ha dichiarato che l’Alleanza atlantica “non dovrebbe escludere nuove adesioni”, ovvero non dovrebbe respingere la candidatura di Ucraina e Georgia. La Francia, invece, ritiene che la Nato dev’essere una “forza di pacificazione” e che “la questione dell’ingresso dell’Ucraina non si pone oggi e non si porrà in futuro”. Apparentemente quelli di Parigi e Washington sembrano due punti di vista diametralmente opposti. Ma è davvero così?

Per quanto sia evidente, il disaccordo tra le due potenze è soltanto di facciata. Obama – presidente della prima potenza mondiale, capo dello schieramento occidentale e sottoposto alle pressioni del congresso che gli rimprovera un’eccessiva debolezza nei confronti della Russia – ha scelto di rispondere ai continui rilanci di Vladimir Putin facendogli presente che continuare ad attaccare l’Ucraina significa attaccare anche gli Stati Uniti.

È un avvertimento perfettamente giustificabile, perché a questo punto non sembra esserci altro modo per arginare l’aggressività del Cremlino. Il problema è che in questo modo Obama lascia intendere che l’obiettivo degli Stati Uniti è proprio quello temuto da Putin, ovvero allargare la Nato fino alle frontiere della Russia.

Questo approccio non farà altro che irrigidire ulteriormente Mosca, spingendo il Cremlino a nuove azioni. Per questo motivo la Francia e altri paesi europei preferiscono mantenere aperta la possibilità di un dialogo con i russi escludendo un allargamento della Nato.

Anche questa è una posizione legittima. In ogni caso, piuttosto che manifestare un falso disaccordo, gli occidentali farebbero meglio a trovare un’intesa su un compromesso da proporre alla Russia prima che l’incendio si propaghi in Europa.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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