26 settembre 2016 09:24

Era da decenni che i rapporti tra gli occidentali e la Russia non erano così tesi. Bisogna tornare indietro ai momenti peggiori della guerra fredda, forse fino alla crisi di Cuba, per trovare parole dure quanto quelle rivolte nel fine settimana da europei e statunitensi all’indirizzo di Mosca.

Prendiamo il rappresentante degli Stati Uniti all’Onu: “La Russia non fa antiterrorismo, ma compie atti di barbarie”, ha dichiarato il 25 settembre davanti al Consiglio di sicurezza riunito per discutere nuovamente la crisi siriana. “Anziché cercare la pace, la Russia e Assad fanno la guerra”.

I rappresentanti della Francia e del Regno Unito non sono restati a guardare. “Ad Aleppo sono stati commessi crimini di guerra”, ha dichiarato il rappresentante di Parigi paragonando il martirio della città – colpita per il quarto giorno consecutivo da un diluvio di bombe russe e siriane – a quello di Sarajevo e Guernica. “Sono state compiute violazioni evidenti del diritto internazionale”, ha aggiunto il rappresentante di Londra chiedendo l’intervento della Corte penale internazionale.

Guerra di parole
Qualche ora prima i capi della diplomazia statunitense, europea, francese, italiana, tedesca e britannica avevano sottolineato in un comunicato congiunto che “la pazienza davanti all’incapacità o al rifiuto persistente da parte della Russia di mantenere gli impegni presi non è infinita”, sottolineando che ormai niente lascia pensare che Mosca voglia davvero trovare una soluzione diplomatica. Quantomeno a parole, occidentali e russi sono attualmente in guerra.

Gli statunitensi hanno finalmente capito quello che gli europei, a cominciare dai francesi, sostengono da mesi. Dopo averne avuto la prova negli ultimi giorni, si sono resi conto che i russi li stanno prendendo in giro fingendo di negoziare una tregua, quando in realtà vogliono solo restituire un vantaggio strategico ad Assad per poi proporre un compromesso fasullo.

I ribelli sono soli contro la Russia, e presto potrebbero perdere la battaglia perché stanno esaurendo gli armamenti senza che nessuno li rifornisca. Dopo essersi rifiutati categoricamente di aiutarli, gli Stati Uniti si ritrovano alle prese con la prospettiva di una sconfitta davanti alla Russia, proprio mentre le presidenziali paralizzano il paese.

È una situazione estremamente pericolosa, anche perché è difficile capire cosa vogliano fare gli statunitensi a questo punto. Potrebbero consegnare armi ai ribelli, ma rischiano di arrivare tardi, quando di Aleppo non resterà più nulla. Potrebbero decidere di far pagare alla Russia le sue spacconate, rendendole la vita molto più dura in Ucraina, peggiorando le sue difficoltà economiche o riaprendo le porte della Nato all’Ucraina, alla Georgia e alla Moldavia. Non lo sappiamo, e nel frattempo il dramma siriano diventa una crisi internazionale e un dramma infinito.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Bernard Guetta sarà al festival di Internazionale a Ferrara dal 30 settembre al 2 ottobre 2016.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it