20 dicembre 2021 13:19

Il Cile ha un nuovo presidente. Gabriel Boric, 35 anni, il 19 dicembre ha vinto il secondo turno delle elezioni ottenendo il 55,8 delle preferenze e affermandosi sul candidato di estrema destra José Antonio Kast. Sostenuto dalla coalizione di Apruebo dignidad, un gruppo molto ampio che comprende il Partito comunista fino a formazioni di centrosinistra, l’11 marzo Boric succederà a Sebastián Piñera (centrodestra) diventando il più giovane presidente del paese, rappresentante di una classe politica che è cresciuta e si è formata in democrazia.

Nato nel 1986 a Punta Arenas, nell’estremo australe del Cile, Boric conosce la dittatura di Augusto Pinochet più per quello che ha letto e gli hanno raccontato che per sua esperienza personale. Appartiene a una generazione nata a cavallo della transizione democratica ed entrata in politica nel 2011, con le proteste studentesche scoppiate proprio per criticare i “successi” della transizione, la continuità del modello neoliberale affermatosi durante il regime militare e le profonde disuguaglianze della società cilena.

Gli studenti, allora come oggi, chiedevano un’istruzione libera e gratuita e uno stato che garantisse a tutte e tutti i cileni le stesse opportunità. L’anno successivo Boric era stato eletto presidente della Federazione studentesca dell’Universidad de Chile imponendosi su una delle figure più visibili del movimento, Camila Vallejo. Poi nel 2013, insieme a Vallejo e ad altri due ex dirigenti studenteschi minori di 30 anni, Boric è stato eletto alla camera dei deputati.

Dialogo e alleanze
Forse però il momento fondamentale della sua carriera politica è stato nel 2019, durante le manifestazioni scoppiate alla fine di ottobre contro l’aumento del prezzo del biglietto della metropolitana e in poco tempo diventate il più ampio movimento di protesta dal ritorno alla democrazia nel 1990.

Il 15 novembre infatti Boric aveva appoggiato l’accordo per cercare un’uscita politica alla crisi e convocare un’assemblea costituente con il compito di riscrivere la costituzione, eredità della dittatura di Pinochet. È stato criticato da molti compagni e alleati, ma ha guadagnato credibilità istituzionale e politica. Come fa notare la giornalista brasiliana Carol Pires sulla Folha de S.Paulo, ora Boric per governare dovrà fare ulteriori concessioni e tessere nuove alleanze.

Boric ha vinto le elezioni cilene promettendo cambiamenti strutturali

Tuttavia proprio questa sua capacità di dialogare in modo poco dogmatico potrebbe essere la sua forza e trasformarlo nel rappresentante di una nuova sinistra latinoamericana: attento alle istanze del movimento femminista e ai bisogni delle minoranze come chiave per costruire una società più giusta, critico con i governi autoritari di Cuba, Venezuela e Nicaragua, deciso a puntare su un’economia verde. Boric è riuscito a ribaltare il risultato del primo turno il 21 novembre, quando Kast aveva ottenuto la maggioranza dei voti, perché ha teso la mano al centro e ai moderati, cercando l’appoggio e il sostegno della Democracia cristiana e del Partido socialista, compreso quello dell’ex presidente Michelle Bachelet (oggi alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani) che in un video aveva invitato le cilene e i cileni ad andare a votare per lui.

Boric ha vinto le elezioni cilene promettendo cambiamenti strutturali, facendosi portavoce delle esigenze emerse dalle proteste sociali del 2019 e poi sfociate nell’elezione dell’assemblea costituente, dove gli indipendenti sono la gran maggioranza. Oggi i giovani sanno di vivere in un paese più libero e con maggiori opportunità di quello in cui sono cresciuti i loro genitori, riconoscono i successi della transizione democratica ma denunciano un modello economico che ha portato le famiglie a indebitarsi per la sanità, l’istruzione e le pensioni. Tutti vogliono ricevere i benefici del “miracolo cileno”, che ha costruito un paese con i migliori indicatori economici della regione ma dove la ricchezza è in mano a poche famiglie. L’economista Noam Titelman, studioso del Cile, ha definito il programma di Boric come un tentativo di “democratizzare la democrazia”, riunendo le preoccupazioni sulla “fine del mondo” legata alla crisi climatica all’esigenza di arrivare alla fine del mese, quindi ai diritti sociali.

Alla vigilia del voto del 19 dicembre lo scrittore Patricio Fernández, eletto come indipendente nell’assemblea costituente, ha scritto su Boric parole di elogio e di speranza: “Lo conosco. È mio amico. Conosco la sua capacità di capire e includere proposte che vanno oltre quelle del suo gruppo di appartenenza. È il migliore e il meno dogmatico dei suoi. È curioso, libero, coraggioso. ‘Le mie convinzioni’, ama ripetere, ‘sono sempre accompagnate dal dubbio come un’ombra’. Non si fa problemi a riconoscere i propri errori. È giovane, quindi rapido a reagire davanti a un futuro che ci viene incontro a una velocità inaudita, ma è solito cercare la testimonianza dell’esperienza. Gli piacciono la storia, la conversazione, il freddo e la semplicità. Vive in un piccolo appartamento di Santiago, niente in lui denota ambizioni personali, preferisce la poesia agli oggetti, e anche se nell’ultimo decennio la conoscenza del potere gli ha tolto l’innocenza degli inizi, nei suoi occhi continua a brillare una luce pulita che lo rende degno di fiducia, come pochi altri. Spero che vinca”.

Gabriel Boric ha vinto, sarà il più giovane presidente del Cile e dell’America Latina, la voce nuova di una sinistra che dovrà confrontarsi con una destra sempre più forte e pericolosa, e dovrà farlo senza cadere nel populismo e nel personalismo, come succede a tanti leader della regione. Sul suo governo pesa il compito di realizzare le trasformazioni sociali, ecologiche, politiche e culturali che emergeranno dalla costituente e di renderle sostenibili e praticabili. Una sfida ambiziosa e difficile, ma allo stesso tempo incredibilmente stimolante.

Internazionale ha una newsletter che racconta cosa succede in America Latina. Ci si iscrive qui.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it