12 febbraio 2015 16:12

Da tre anni un gruppo indie-rock libanese domina la scena musicale del Medio Oriente e del Nordafrica. I suoi musicisti hanno meno di trent’anni e sono solo la punta dell’iceberg di una scena artistica e culturale che in Libano non ha mai smesso di vibrare. Sono i Mashrou’ Leila, che in arabo vuol dire progetto notturno o progetto di Leila, visto che “leila” non è solo un nome ma significa anche notte.

Haig, Hamed, Ibrahim, Firas e Carl si sono conosciuti nel 2008 alla facoltà di architettura della American University di Beirut, dopo aver partecipato a un workshop musicale che doveva servire come valvola di sfogo rispetto alla situazione politica libanese. Da allora i cinque hanno cominciato a esibirsi a Beirut e sono diventati uno dei punti di riferimento del panorama musicale alternativo nazionale, suscitando polemiche per i loro testi provocatori e critici, in cui affrontano i problemi della società libanese, gli amori falliti e le difficoltà di una generazione stretta tra la voglia di creare e vivere e i confini stabiliti dalla politica e dalla morale religiosa.

Cantando in arabo-libanese, raccontano di immigrazione e politica, della difficoltà di avere vent’anni, di crescere in una città come Beirut ancora segnata dalla guerra civile. Cantano di quanto sia difficile, in Libano, amarsi se si appartiene a confessioni religiose diverse, come nella malinconica Fasateen (Vestiti), o di quanto faccia male l’amore quando lo si perde, come nella struggente ballata Shim el-yasmine (Odora il gelsomino), che racconta di un amore omosessuale.

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I testi dell’ultimo album sono più intimisti, ma non risparmiano critiche alla società libanese e, in generale, a una società contemporanea che spezza i sogni dei suoi giovani: “Digli che siamo ancora qui in piedi, digli che stiamo resistendo / Digli che abbiamo ancora occhi per vedere, digli che non abbiamo fame”, cantano in Wa nueid (Noi andiamo avanti). Mentre nel video di Lil Watan (Per la nazione) si prendono gioco della musica tradizionale araba – impersonata da una ballerina di danza del ventre – che con la sua onnipresenza non dà spazio ai musicisti indipendenti.

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I loro arrangiamenti sono eclettici come la loro Beirut e mescolano stili e influenze diverse. Tra jazz, elettro-pop, rock e tarab c’è spazio per i virtuosismi del violino e i riff della chitarra elettrica, in un mix orecchiabile e accattivante. La voce di Hamed Sinno, il cui stile è stato paragonato a quello di Freddie Mercury, è potente e profonda. Il cantante qualche anno fa ha fatto coming out in un paese in cui l’omosessualità è un tabù sociale e questo ha attirato sul gruppo le critiche degli ambienti conservatori: lo scorso agosto, alcuni abitanti della cittadina di Zouk Mikail, vicino Beirut, che ospita un festival musicale, hanno protestato contro il concerto della band in programma. Ma i fan dei Mashrou’ Leila hanno reagito con una campagna di sostegno sui social media.

Nel 2011 i Mashrou’ Leila hanno ottenuto il successo internazionale: i loro concerti sono sempre sold out a Dubai e al Cairo. Hanno suonato al Festival internazionale di Baalbek in Libano, poi ad Amman, Tunisi, Casablanca, Istanbul. Hanno fan in Palestina, Russia e Israele. Da circa due anni sono ininterrottamente in tour in Nordafrica, Medio Oriente ed Europa. I loro concerti fanno il tutto esaurito anche a Parigi e Londra. L’anno scorso, sono stati tre volte in Italia: a Firenze, ospiti del Middle East now festival, poi a Parma, Mestre e Milano e infine a Napoli, dove hanno chiuso il Forum internazionale delle culture.

Fieri di essere indipendenti, per realizzare il loro terzo album, Raasuk, hanno usato il crowdfunding, con l’hashtag #occupyarabpop. I loro fan, con cui hanno un rapporto diretto tramite i social network, sono stati anche coinvolti nel processo di scrittura della prima canzone del prossimo album, che uscirà nel 2016.

Rifiutano l’etichetta di “colonna sonora della primavera araba” che gli è stata affibbiata dalla stampa occidentale. Loro, dicono, non vogliono né possono essere gli interpreti di quella stagione di rivolte. Sono prima di tutto musicisti. E amano fare puro e semplice pop.

I Mashrou’ Leila suoneranno il 12 febbraio a Torino, all’Hiroshima Mon Amour alle 22.

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