15 dicembre 2011 00:00

Dopo la condanna di Duch, responsabile del famigerato campo di prigionia S21 in cui sono morti oltre 15mila cambogiani, a Phnom Penh si è aperto un nuovo processo, più direttamente politico. Sul banco degli imputati ci sono Nuon Chea, Khieu Samphan e Ieng Sary, i tre principali dirigenti politici del regime di Pol Pot, morto nel 1998 senza mai essere stato sotto inchiesta.

Gli avvocati della difesa sono riusciti subito a far sospendere il procedimento, ma la corte ormai è al lavoro. Quello che non si è mai fermato, invece, è il programma di tv verità legato alle persone scomparse per motivi politici, in onda sul canale Bayon Tv. Praticamente ogni famiglia cambogiana è stata colpita dalle deportazioni del regime. E c’è sempre qualcuno in cerca di un parente, perduto durante gli anni della dittatura.

La produzione del programma si occupa di ritrovare, a volte in luoghi molto lontani dalle città di origine, le persone scomparse e, senza lesinare particolari lacrimevoli e colpi di scena, le mette inaspettatamente di fronte ai parenti.

Il successo del programma è notevole, così come il dibattito sul modo di affrontare quello che è un dramma nazionale ancora vivo. I produttori ammettono che di fronte ai casi più drammatici è inevitabile sentirsi in imbarazzo. Ma ricordano che l’effetto sorpresa è fondamentale per mostrare le vere emozioni delle persone. E per mantenere alta l’audience.

Internazionale, numero 928, 16 dicembre 2011

Correzione: 19 dicembre 2011

Nella versione precedente c’era scritto “Douch” invece di Duch, e “Chi non si è mai fermato” invece di “Quello che non si è mai fermato”.

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