03 ottobre 2012 16:00

Da quando esiste la fotografia, le immagini che è capace di produrre sono state utilizzate sui campi di battaglia. È noto, per esempio, che la maggior parte delle immagini della prima guerra mondiale pubblicate dai giornali dell’epoca era frutto di edificanti fotomontaggi e non di fotografie prese direttamente in trincea. Un altro esempio è quello del celebre Angelo sorridente della cattedrale di Reims, usato dalla propaganda antitedesca del governo francese nel 1914.

Insomma la manipolazione delle immagini è un classico dei tempi di guerra, come il dogma della censura di non mostrare mai i morti del proprio esercito, ma solo quelli degli avversari. Le recenti violenze scatenate dalla diffusione su internet di alcuni estratti di un film imbecille e islamofobo ci rimandano proprio a quella manipolazione, all’entrata in guerra delle immagini. Non si può dire con certezza se chi ha realizzato il film sia stato a sua volta manipolato da qualcuno.

Notando che il filmato è stato diffuso a ridosso dell’anniversario dell’11 settembre, e volendo mettere in relazione questi fatti con la campagna elettorale per le presidenziali negli Stati Uniti, si può pensare a una strategia chiara. E oggi per gettare benzina sul fuoco basta dare qualche immagine in pasto ai fanatici. La religione e il nazionalismo sono da sempre tra le cause principali delle guerre. Le immagini sono fiamme perfette per dare fuoco alle polveri.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it