09 aprile 2016 18:47

Finalmente, doverosamente, il governo italiano ha deciso di richiamare il suo ambasciatore dall’Egitto.

Il presidente del consiglio Matteo Renzi ha detto che è stata una questione di dignità.

Quello che colpisce nella vicenda dell’omicidio di Giulio Regeni è vedere come, anche in questa circostanza, se ne sottovaluti l’importanza politica e lo si riduca a una questione di umanità o di onore.

La madre di Giulio Regeni ha ricordato nella conferenza stampa più volte un’altra dimensione, parlando dei segni delle torture e ricordando i motivi per cui il figlio era lì: per fare ricerca sui sindacati indipendenti. Era una persona consapevole, non una vittima casuale.

È questo il piano che ogni volta manca, sia da parte egiziana (il voler ridurre Regeni a vittima, sostenendo che fosse omosessuale o finito in un gioco più grande di lui) sia da parte italiana (anche qui il volerlo ridurre a quello che se l’è cercata o a cui è andata male: l’italiano sprovveduto, militante colluso con qualche gruppetto, al soldo dei servizi segreti).

Sua madre l’ha definito bene: Giulio era un ragazzo contemporaneo. Più che un italiano a cui restituire l’onore patrio, un cittadino del mondo. Parlava molte lingue, faceva ricerca di alto livello, si occupava di questioni internazionali, difendeva i diritti di altri popoli. È questo suo essere un cittadino del mondo, un esempio, che dovrebbero rivendicare il governo e i parlamentari a cui invece a parte rarissimi casi (vedi Luigi Manconi) del caso Regeni non importa nulla: non sono presenti in parlamento quando il ministro degli esteri Paolo Gentiloni riferisce, non assistono alla conferenza stampa, se ne escono con la difesa a oltranza dell’Egitto nostro partner commerciale.

Aver perso un uomo – basta chiamare ragazzo un ventottenne (è giusto che lo faccia una madre che ha perso un figlio, non i giornali) – come Giulio Regeni è davvero una perdita per la politica italiana. Non rivendicare, oltre alla dignità diplomatica, un pieno riconoscimento del suo valore è stupido oltre che ingiurioso.

La verità su Regeni non è solo una questione giudiziaria o di dignità istituzionale. È una questione politica: tocca questioni come la tortura, le sparizioni dei dissidenti, il ruolo del diritto internazionale, il senso dei rapporti commerciali tra nazioni che hanno una forte contesa politica, la libertà della ricerca universitaria, l’importanza dell’informazione libera, la tutela dei diritti sul lavoro, e altro ancora.

Sul volto di Giulio, dice la madre, c’era tutto il male del mondo. Combattere quel male non è una questione di empatia, altruismo, sensibilità, ma di volontà politica.

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