24 agosto 2021 17:05

Capita di trovare dei dischi dove non devono stare. Qualcuno li ha spostati, classificati male; li ha presi per acquistarli ma poi ha cambiato idea e li ha abbandonati in un reparto a caso. La mia ultima esperienza in merito non riguarda un negozio di dischi, ma il reparto musicale di un locale a Brooklyn che si chiama Public Records. Tra vari libricini anarchici e riviste scomparse, tra riedizioni di Yoko Ono e album speciali di William Burroughs, nella sezione Punk/Rock ho trovato Sabato pomeriggio di Claudio Baglioni.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Mi sono guardata intorno alla ricerca di un commesso fantasma a cui chiedere spiegazioni, poi l’ho rimesso al suo posto, pensando che qualcuno doveva averlo infilato lì per la data di uscita, il 1975, o per la copertina, con quel sole infuocato a schiacciare una città che poteva essere anche New York.

Credo che Baglioni sia finito lì per un fatto estetico, un abbaglio di forma, e questo mi ha fatto venire in mente un’interferenza diversa, legata a una figura onnivora, quasi cannibale: il racconto Joanna Silvestri di Roberto Bolaño ripubblicato qualche anno fa in Racconti di cinema (Einaudi 2014). Si tratta dello sfogo struggente e romantico di un’attrice porno di 37 anni, Joanna Silvestri, che parlando al suo amante a un certo punto svela: “Cominciai a percorrere le strade di Los Angeles sotto il manto della notte come in una canzone di Nicola Di Bari”. Come sia finito Nicola Di Bari in quel testo non lo so ancora, ma a volte il talento sta anche nell’ammazzare qualsiasi improbabilità statistica, nella capacità di farsi trovare ovunque.

Questo articolo è uscito sul numero 1423 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it