15 gennaio 2015 12:40

A New York, come in moltissime altre città e paesi, due persone dello stesso sesso si possono sposare. E spesso si scambiano anche un anello. Sarebbe strano, quindi, se la più famosa gioielleria della Grande mela non riservasse qualche pubblicità alla fetta di mercato omosessuale, cosa che Tiffany ha fatto proprio questa settimana facendo ritrarre al maestro Peter Lindbergh una vera coppia di avvenenti ragazzi newyorchesi.

Ora, la sola eventualità che tale immagine possa finire anche sulla stampa italiana ha spinto la sottosegretaria del ministero dello sviluppo economico Simona Vicari a dichiarare: “(Quello dell’azienda) è un atteggiamento culturale molto irrispettoso di un paese e anche dei valori e dell’identità attuali del nostro paese. Quasi quasi sarei tentata di giudicarla una pubblicità ingannevole perché nel nostro paese non è permesso”.

Qualcuno dovrebbe spiegare a Simona Vicari che Tiffany vende anelli e non matrimoni, dunque nella sua pubblicità non c’è nulla di ingannevole. Ma in ogni caso direi di avvertire tutta la stampa nazionale che, oltre a evitare raffigurazioni satiriche del profeta Maometto che offenderebbero i lettori islamici, è bene evitare di pubblicare anche la pubblicità di Tiffany. Per non rischiare di offendere i valori degli italiani.

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